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Come cambia il museo

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di Sandra Fiore
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'Comunicare il museo oggi. Dalle scelte museologiche al digitale' è il titolo del volume a cura di Lidia Branchesi, Walter Curzi e Nicoletta Mandarano (Skira) che riunisce gli atti di un convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di storia dell'arte e spettacolo dell'Università 'La Sapienza' di Roma. Il libro si divide in quattro parti che affrontano vari temi legati alla divulgazione museale, argomento tornato al centro del dibattito politico con la riforma del Ministero e delle Soprintendenze e la creazione di grandi musei autonomi.

“Il titolo non è semplicemente un bello slogan, ma dovrebbe essere alla base della politica di tutte le istituzioni culturali e soprattutto degli organi centrali ministeriali", scrive Marina Righetti, direttore del dipartimento di Storia dell'arte e dello spettacolo dell'ateneo romano. "In un momento in cui la comunicazione varca tutti i confini e mette sullo stesso piano i suoi fruitori è evidente che il museo non può essere ritenuto una collezione protetta nella quale si avventurano pochi selezionati fruitori”.

Tantomeno si può correre il rischio di banalizzare i contenuti semplicemente travasandoli in siti web, allontanando così anche l'internauta interessato all'arte. Allora, come far conoscere la ricchezza dei tanti musei italiani nell'epoca dei social, del turismo di massa e dell'accesso più ampio all'informazione? È la sfida su cui si confrontano gli autori dell'opera, ciascuno con il proprio apporto di conoscenze ed esperienze. La prima parte "Comunicare coinvolgendo: scelte museologiche a confronto", introdotta da Valter Curzi, intende ribadire attraverso alcune best practice, il valore educativo e pedagogico di questa istituzione al di là delle prospettive del ritorno economico. Occorre in tal senso mettere a punto strategie di coinvolgimento, come ha fatto ad esempio il Museo egizio di Torino attraverso la ricontestualizzazione dei corredi delle singole tombe con fonti, fotografie storiche e di scavo che mostrano la posizione originaria dei reperti, con la sistemazione scenografica ad opera di Dante Ferretti: grandi sculture sono avvolte nella penombra in uno spazio moltiplicato da specchi che crea un'atmosfera misteriosa e suggestiva.

Tra gli esempi più interessanti, c'è anche il nuovo allestimento del Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, che apre il suo percorso con la ricostruzione scala 1:1 della facciata medievale di Santa Maria del Fiore, sulla base di un disegno eseguito prima del suo smantellamento nel 1587.

Marisa Dalai Emiliani introduce invece la seconda parte del volume: "Il progetto Musart nel sistema museale regionale e l'interazione con le comunità locali". Lo scenario è quello del paesaggio culturale tipicamente italiano con gli oltre quattromila musei diffusi (220 quelli di afferenza statale). Si riporta l'esempio della organizzazione del sistema museale territoriale coordinato dalla Regione Lazio “mediante il quale singole strutture espositive omogenee per materia organizzano forme di cooperazione per la valorizzazione, la divulgazione, lo studio e la ricerca sul tema della propria pertinenza”. I quattro sistemi tematici sono: Proust (musei archeologici), Resina (naturalistici), Demos (demoantropologici), Musart (storico artistici), che creano connessioni sull'intero territorio laziale tramite iniziative e politiche comuni.

"Comunicare il museo a chi?": con questo interrogativo si apre la terza sezione presentata da Lidia Branchesi, che sottolinea come la comunicazione sia alla base della valorizzazione che implica però inclusività e partecipazione. Ogni cittadino ha diritto di fruire di un bene culturale. “Tuttavia l'opera d'arte considerata in quanto bene simbolico esiste come tale solo per chi possiede i mezzi per appropriarsene, cioè decifrarla”, evidenzia la studiosa. Va in questa direzione ad esempio il progetto 'Nati con la cultura', messo in pratica dal Museo di Palazzo Madama di Torino, destinato ai neonati, cui viene dato uno speciale passaporto: si compie così fin dalla nascita il primo passo verso la fidelizzazione al museo.

L'ultima sezione, dal titolo "Comunicare il museo come?", illustrata da Nicolette Mandarano, registra il forte interesse di queste istituzioni verso le piattaforme social “non solo per fornire le informazioni pratiche o farsi conoscere raccontando la storia del museo e delle opere che vi sono conservate, ma anche per poter dialogare con un pubblico che sta cambiando. Un pubblico che chiede anche di poter dialogare, attraverso i social, con gli addetti ai lavori”.

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