Saggi: Brevetti Cnr a InnovAgorà

Delenda Carthago

copertina libro
di Sandra Fiore

Roma e Cartagine: città rivali che non mancavano di punti di contatto, contaminazioni materiali e culturali. Un volume raccoglie numerosi saggi sull'argomento, frutto di indagini pluridisciplinari che, attraverso nuovi tasselli conoscitivi, ricompongono uno dei capitoli più interessanti della storia del Mediterraneo antico. Tra i contributi, anche quello di Massimo Cultraro ricercatore del Cnr-Ibam

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“I Romani furono un'anomalia nella storia marittima, una razza di marinai d'acqua dolce che divennero dominatori dei mari a dispetto della propria indole”, così Lionel Casson sintetizza il rapporto tra Roma e il Mediterraneo. Al contrario la fenicia Cartagine basava la sua potenza coloniale proprio sulla navigazione, sul controllo politico ed economico delle acque e su un'ampia rete di porti nell'Africa del nord, da Leptis nell'attuale Libia a Lixus in Marocco. Nonostante sia stato scritto molto sul confronto tra queste due città, alcuni aspetti meritano di essere approfonditi, anche alla luce delle nuove conquiste archeologiche e delle conoscenze acquisite con criteri interdisciplinari. Il volume 'Roma e Cartagine, due civiltà a confronto' (Edizioni di storia e studi sociali), raccoglie una serie di saggi di studiosi - tra i quali l'archeologo Sebastiano Tusa, recentemente scomparso, cui l'opera è dedicata - che affrontano l'argomento da prospettive differenti: storica, filologica, letteraria e archeologica. Il libro si sofferma soprattutto sullo scambio culturale e materiale e sugli aspetti comuni dei due popoli.

In una prima fase Roma e Cartagine vissero in pace, trattarono e si accordarono per i commerci, cercando di stabilire regole di convivenza. La città tiberina era impegnata sulla terraferma a espandere la sua sfera di influenza sui popoli italici che abitavano la Penisola. L'altra, regina del Mediterraneo occidentale, si accingeva a varcare le Colonne d'Ercole, tentando il periplo dell'Africa e puntando verso le coste della Bretagna e oltre, alla ricerca di metalli. Poi, dalla prima metà del III secolo a.C., quando Roma ebbe sottomesso i porti etruschi del nord e le città greche a sud, fu costretta a interagire più direttamente nel Mediterraneo per garantire approdi sicuri alle proprie navi. È possibile fissare al 331 a C. la data del primo ingresso dei Romani nella scena della navigazione antica, spiega nel volume Francesco Tiboni: da qui prese il via una lunga storia di conflitti armati dai quali la città punica uscì sconfitta e umiliata, nel 146 a.C., fino alla distruzione.

Federica Olivieri, citando lo storico Arnold Toynbee, ricorda: "In realtà le guerre puniche segnarono la nascita dell'imperialismo di Roma, che portò infine questa città a dominare il mondo”. Da lì fu operata nei confronti di Cartagine un'autentica "damnatio memoriae": Plauto rappresenta il cartaginese come un furbacchione, Polibio ne mette in evidenza la crudeltà nel sacrificio dei bambini, usanza smentita da indagini archeologiche; persino Gustave Flaubert nel 1862, accingendosi a scrivere il romanzo 'Salammbô', constatava il vuoto di documentazione storica su Cartagine. “Attacchi più duri arrivavano anche dalla rivista 'La difesa della razza', voluta da Mussolini e diretta da Telesio Interlandi, che dal 1938 al 1944 raccolse i contributi di giornalisti, scienziati e intellettuali sostenitori delle diverse correnti del razzismo italiano”, ricorda ancora Olivieri. A partire dagli anni Sessanta del Novecento alcuni studiosi, tra i quali Sabatino Moscati (che fondò e diresse l'Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Cnr), Antonia Ciasca e Vincenzo Tusa,portarono all'attenzione del mondo accademico la "questione fenicia".

Ma chi aprì il solco ai Fenici verso la colonizzazione della Sicilia e della Sardegna? Massimo Cultraro dell'Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr, nel suo studio pone l'attenzione sulle vicende di un insediamento nei pressi del Lago di Tunisi: abitato fin dal XIII secolo a.C. da genti locali, fu occupato alla fine del IX sec. a.C. da popolazione di diverse provenienze. “Le indagini archeologiche individuano tre differenti componenti culturali, oltre a quella levantina, una riconducibile alla Sardegna, l'altra che rimanda al mondo Atlantico. Non sappiamo chi fossero i gestori di queste rotte, ma l'evidenza dalla Penisola Iberica non lascia alcun dubbio sul ruolo giocato da commercianti provenienti dall'isola di Cipro”. Erano in cerca di metalli, come rame, stagno e argento. Sulle loro rotte si posero successivamente i Fenici, partendo dai centri portuali di Biblo, Sidone, Tiro. In questo quadro di scambi tra Est e Ovest la Sardegna e la Sicilia giocarono un ruolo di rilevante importanza.

Malgrado la "damnatio" e la mancanza di documenti, il fascino della città nordafricana rivive ancora oggi nell'immaginario, basti pensare ai numerosi saggi a essa dedicati, alla mostra sulla figura di Annibale allestita a Barletta nel 2017, ai tanti ponti presenti in Italia che ricordano il passaggio del condottiero, alla figura femminile di Didone, regina cartaginese che abbiamo imparato ad amare grazie a Virgilio.

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