Focus: Notte

Con SelfLens più sicuri al supermercato

cecità
di Sandra Fiore

È un dispositivo messo a punto nei laboratori dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del Cnr e pensato per coloro che hanno una disabilità visiva. Piccolo e tascabile, una volta puntato sulla confezione che si ha in casa, permette di rilevare le informazioni sul prodotto e di inviare la richiesta di acquisto al supermercato abilitato per questo tipo di servizio. In futuro potrà essere di aiuto anche per coloro che, tra gli scaffali del negozio, non sono in grado di leggere le descrizioni riportate sul packaging: le informazioni verranno riportate sul display e illustrate attraverso l'audio dell'apparecchio

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La notte è anche metafora di cecità che, come diceva lo scrittore Jorge Luis Borges “è una forma di solitudine”. Tuttavia, oggi, grazie ad alcune innovazioni tecnologiche, è possibile favorire una maggiore integrazione sociale e facilitare la vita dei portatori di tale disabilità. SelfLens è un dispositivo nato nei laboratori dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti), che permette ai non vedenti di utilizzare un dispositivo con tecnologie “smart”, per ordinare prodotti al supermercato, direttamente da casa, senza accendere il pc o utilizzare internet. Come? Se un ipovedente si accorge che il contenuto di una confezione alimentare è terminato, puntando SelfLens sulla scatola saprà di quale alimento si tratta, il costo, la marca, e potrà inviare la richiesta di acquisto direttamente al supermercato fornitore, abilitato al servizio. SelfLens attraverso una sim dati, comunica direttamente con il database del negozio e va a “pescare” l'articolo o l'alimento richiesto dal disabile che potrà pagare secondo le modalità stabilite con l'esercizio commerciale.

Il dispositivo potrà essere utilizzato anche dalle persone anziane in grado di recarsi al supermercato, ma che per l'abbassamento della vista non sempre riescono a leggere marca, composizione, scadenza del prodotto, allergeni e altre informazioni. Il cliente tirerà fuori dalla tasca lo strumento e puntandolo sulla confezione acquisirà le informazioni necessarie riportate su un display e illustrate da un altoparlante incorporato in SelfLens. Questo oggetto tecnologico, come un assistente, spiegherà le particolarità di quella scatola o della busta scelta.

L'idea nasce dal lavoro di un tavolo tecnico composto da Cnr, IRiFoR Toscana dell'Uici e dall'azienda Edi Group di Bibbiena (Ar), e coordinato da Barbara Leporini del Cnr-Isti, portatrice di disabilità visiva e convinta sostenitrice della utilità e semplificazione di tali dispositivi. SelfLens è di facile utilizzo perché non richiede un'abilità con l'uso di servizi tramite internet: è dotato di una telecamera e di un rilevatore di codice a barre e QR Code. “Se il cliente desidera, può acquistare il prodotto con una semplice procedura di pochi secondi. Via via si riempirà il carrello virtuale fino a terminare gli acquisti. A questo punto l'ordine è memorizzato dalla banca dati del negozio che provvederà alla consegna a casa della spesa”. Il pagamento avviene secondo condizioni stabilite col cliente alla consegna della SelfLens, eliminando così i problemi legati al transito di dati sensibili nella comunicazione tra il dispositivo e la piattaforma. Da rilevare inoltre che le stesse funzionalità sono disponibili anche sulla omonima App per smartphone.

SelfLens

“Grazie a un progetto pilota, in collaborazione con Edi Group, azienda del settore alimentare con una consociata che si occupa dello sviluppo di innovazioni tecnologiche, verrà fatta una prima sperimentazione. Ovviamente il supermercato dovrà essere dotato di un database capace di processare le richieste, come un qualsiasi negozio che ha la vendita anche on line”, spiega la ricercatrice.

Il Cnr-Isti di Pisa si occupa da molto tempo di accessibilità e usabilità a favore delle persone non vedenti. In Italia si registra un trend in crescita di questa disabilità in relazione all'invecchiamento della popolazione. Secondo i dati del 2017, ci sono circa 360.000 ciechi e oltre 1,5 milioni di ipovedenti, di questi ultimi oltre il 60% ha un'età superiore a 50 anni. Entro il 2030 si prevede un aumento di circa il 25%. Degenerazione maculare legata all'età, glaucoma, retinopatia diabetica rappresentano le cause più frequenti di cecità e ipovisione nei Paesi industrializzati. La scienza e l'innovazione si stanno orientando verso questo nuovo fabbisogno. “Negli anni si è passati dall'affrontare l'accessibilità e usabilità dei siti Web, proponendo linee guida per migliorare l'interazione tramite screen reader, alla progettazione di servizi e tecnologie più mirate per l'autonomia e l'indipendenza”, continua la Leporini che, entrata in Istituto come dottoranda, da ipovedente ha visto diminuire nel tempo il suo campo visivo fino alla cecità.

Oggi è lei stessa la principale sperimentatrice delle tecnologie che realizza in laboratorio. Come ad esempio l'occhiale aptico multifunzione, progettato in collaborazione con l'Università di Pisa, capace di rilevare gli ostacoli presenti nelle varie direzioni, con particolare riferimento a quelli posizionati in basso, che costituiscono un possibile intralcio per coloro che si muovono in autonomia con il classico bastone bianco. “L'occhiale, ancora allo stato prototipale, emette vibrazioni più o meno intense a seconda della distanza dell'ostacolo, consentendo alla persona di percepire anche la direzione grazie alle differenti posizioni (destra, sinistra e centrale) sugli occhiali degli attuatori che vibrano. Questo ausilio dà il vantaggio di lasciare le mani libere mentre ci si muove ed è inoltre progettato per integrarsi con altri dispositivi in grado di fornire all'utente informazioni necessarie per raggiungere una specifica destinazione”, spiega la ricercatrice.

Per tenere d'occhio il consumo energetico e dare piena autonomia anche alle persone con cecità totale, la ricercatrice ha inoltre ideato un rilevatore di luce che è stato poi realizzato dall'Università di Pisa. “Una volta integrato con l'interruttore o la lampada, è in grado di avvisare con un breve beep quando la lampadina è accesa, semplicemente premendo l'interruttore come tutti e senza dover ricorrere a dispositivi per poco pratici e difficili da usare. Un modo semplice per sapere se il collega o familiare ha lasciato la luce accesa in ufficio o in casa”, conclude Leporini.

Fonte: Barbara Leporini , Istituto di scienze e tecnologie dell'informazione, email barbara.leporini@isti.cnr.it

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