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Onda anomala, ecco come si forma

Onda
di Francesca Gorini

L'Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia, in un articolo sul 'Journal of Geophysical Research', ha fornito un modello che spiega l'incidente della nave da crociera Louis Majesty avvenuto nel 2010
 

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Il 3 marzo 2010, mentre la nave da crociera Louis Majesty, 207 m di lunghezza e 41.000 tonnellate di stazza, navigava da Barcellona verso Genova, era in corso una mareggiata. Improvvisamente un'onda (o un seguito di onde) molto più elevata delle altre colpì l'imbarcazione, frantumando alcune vetrate di un salotto passeggeri, provocando la morte di due persone e ferendone numerose altre.

Per spiegarne le cause, l'evento è stato studiato da un team di ricerca dell'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Venezia in collaborazione con l'Università di Torino e il Servizio meteorologico nazionale. Il gruppo ha ricostruito le condizioni di mare presenti al momento dell'incidente utilizzando modelli nazionali ed europei, tra cui una sofisticata simulazione dello spettro delle onde, alla cui messa a punto ha partecipato lo stesso Ismar. La ricerca è stata pubblicata sul 'Journal of Geophysical Research'.

"È emerso che le condizioni incontrate dalla Louis Majesty il giorno dell'incidente erano caratterizzate da un mare 'incrociato', dovuto cioè a una mareggiata da sud-est, progressivamente sostituita da una da nord-est", spiega Luigi Cavaleri dell'Ismar-Cnr. "È stato riscontrato che un incrocio di onde anomale come altezza e lunghezza provenienti da due direzioni angolate fra loro, può dare luogo a particolari instabilità, con più probabilità che in un mare unidirezionale o incrociato fra onde con caratteristiche diverse".

Studi recenti in merito ai meccanismi di formazione delle cosiddette 'onde anomale' hanno spesso associato il fenomeno alla propagazione delle onde stesse concentrata in una singola direzione con poca dispersione laterale. I principali meccanismi identificati per la generazione di onde anomale sono la 'sovrapposizione lineare' di onde di diverso periodo, l'interazione con la corrente e l''instabilità modulazionale'. Quest'ultimo fattore corrisponde a quanto spesso riportato in questo tipo di incidenti: la presenza di un seguito di onde basse precedenti l'onda anomala. Quello che avviene è insomma un temporaneo assorbimento di energia da parte di un'onda a spese di quelle vicine.

"I racconti di mare citano spesso come, durante una tempesta, una nave si sia all'improvviso trovata ad affrontare un'onda enorme, molto più alta di tutte le altre, che poi passa senza lasciar traccia", conclude Cavaleri. "Le misure sempre più frequenti e accurate che in questi ultimi decenni sono state effettuate in mare, sia mediante boe oceanografiche sia dalle piattaforme petrolifere, hanno mostrato come tali racconti, ritenuti per molto tempo fantasie di marinai, abbiano invece un fondamento di verità".

Fonte: Luigi Cavaleri, Istituto di scienze marine, Venezia, tel. 041/2404746 , email luigi.cavaleri@ismar.cnr.it -

Per saperne di più: Cavaleri, L., L.Bertotti, L.Torrisi, E.Birner-Gregersen, M.Serio, e M.Onorato, 2012, ‘Rogue waves in crossing seas:The Louis Majesti accident’, J. Geoph. Res., 117, C00110, doi:10.1029:2012C007923,2012