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Lo scorso 20 aprile alcuni membri del coordinamento 'Fermiamo Green Hill' hanno assaltato lo stabulario della facoltà di Farmacologia dell'Università di Milano, dove si trovavano gli animali da laboratorio utilizzati per lo studio di nuove terapie per le malattie neurodegenerative. L'azione ha mandato in fumo il lavoro di mesi dei ricercatori, comportando danni quantificati in centinaia di migliaia di euro: gli attivisti infatti, oltre ad aver portato via un centinaio di topi e un coniglio, hanno anche scambiato le targhette degli animali, rendendo di fatto impossibile la loro identificazione.
L'attacco ha suscitato dure reazioni da parte della comunità scientifica internazionale, con articoli tra gli altri di Nature, Science e Washington Post, trovando ampia eco anche sulla stampa italiana. E ha riacceso una polemica mai sopita tra gli animalisti, che sostengono l'illegittimità della sperimentazione animale, e i ricercatori che ne sottolineano la indispensabilità per trovare nuove terapie per patologie su cui si conosce ancora poco.
"È innegabile che la sperimentazione animale rappresenti un delicato dilemma etico", affermano i ricercatori dell'Istituto di neuroscienze del Cnr, che lavorano nello stabulario milanese, in una lettera pubblicata tra gli altri da 'Prometeus magazine': "La sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul problema ha portato all'approvazione, in anni recenti, di legislazioni - come la 'Dichiarazione di Basilea' del 29 novembre 2010 - che regolano l'uso degli animali nella ricerca, con un miglioramento delle condizioni di stabulazione e l'eliminazione di inutili sofferenze cui le cavie potrebbero essere sottoposte. È altrettanto innegabile tuttavia che i grandi progressi della medicina e lo sviluppo di nuove terapie siano stati possibili solo grazie all'uso di animali da laboratorio, utilizzo che sarà necessario anche per futuri sviluppi".
Ma davvero non esistono metodologie alternative agli esperimenti sugli animali? Negli ultimi anni diversi enti si sono attivati in tal senso e anche il Cnr, tramite una collaborazione tra l'Istituto di biofisica e l'Istituto per i processi chimico-fisici, sta lavorando a una nuova tecnica chiamata Rdd (Rational Drug Design) che, se dovesse superare con successo la fase di progettazione, consentirebbe per i nuovi farmaci una sperimentazione virtuale tramite un computer, riducendo ulteriormente la necessità dei test sulle cavie. Va ricordata poi la norma entrata in vigore in Europa dal marzo 2013, che vieta in maniera assoluta l'utilizzo di animali per i test di tossicità dei cosmetici.
"Noi ricercatori lavoriamo nella consapevolezza che la sperimentazione animale, condotta secondo le norme vigenti, rappresenta a oggi un passaggio inevitabile e non sostituibile della ricerca scientifica, a tutela di quanti devono essere sottoposti a terapie farmacologiche", ricorda però Tullio Pozzan, direttore del Dipartimento di scienze biomediche del Cnr, denunciando l'azione di 'Stop Green Hill': "Le semplificazioni sulle cosiddette sperimentazioni alternative sono strumentali, perché a oggi nessun sistema in vitro può sostituire la complessità del più semplice organismo vivente".
Matteo Tombolato
Fonte: Tullio Pozzan, Dipartimento di scienze biomediche del Cnr, tel. 049/8276070 , email tullio.pozzan@unipd.it -