L'altra ricerca

A caccia di positroni

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di Rosanna Dassisti

Tra gli oltre 30 miliardi di raggi cosmici registrati e identificati dall'Alpha Magnetic Spectrometer (Ams), è stata individuata la più grande concentrazione di anti-elettroni mai registrata. I dati rilevati, pubblicati sulla rivista 'Physical Review Letters', farebbero pensare alla materia oscura, ma il premio Nobel Ting, nel darne notizia al Cern, è cauto

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Dopo due anni di ricerche, grazie allo Spettrometro magnetico Alfa (Ams), uno strumento installato a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss) per intercettare i raggi cosmici, è stato possibile individuare una rilevante concentrazione di positroni (o antielettroni). È presto per dire se questi positroni sono un segnale dell'antimateria o se hanno un'altra origine, ma il premio Nobel Samuel Ting, del Massachusetts Institute of Technology (Mit), è convinto che una risposta definitiva arriverà nei prossimi mesi. I dati sono stati pubblicati sulla rivista 'Physical Review Letters' e resi noti da Ting all'European Organization for Nuclear Research (Cern) di Ginevra.

Ams, alla cui realizzazione ha contribuito anche l'Italia con l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l'Agenzia spaziale italiana (Asi), è il più grande e sensibile spettrometro magnetico per lo studio della fisica delle particelle che sia stato mai utilizzato nello spazio. Dal 19 maggio 2011, data della sua installazione all'esterno dell'Iss, ha misurato oltre 30 miliardi di raggi cosmici aventi energie fino a migliaia di miliardi di elettronvolt, grazie a una strumentazione basata su un magnete permanente, equipaggiato da una serie di rivelatori di particelle di precisione in grado di identificare i raggi cosmici che lo attraversano, provenienti dalle zone più remote dell'Universo.

Per 80 anni gli scienziati hanno teorizzato l'esistenza della materia oscura, senza riuscire mai a osservarla direttamente. Svelarne il mistero li aiuterebbe a capire meglio la composizione dell'Universo e, in particolare, ciò che tiene insieme le galassie. L'unico modo di osservarla è nella sua interazione con la materia visibile, laddove agisce in un ruolo di bilanciamento: l'allontanamento delle galassie e la loro rotazione non potrebbe esservi senza la presenza di antimateria, la stessa che, scontrandosi con la materia, provocherebbe una reazione di 'annichilazione' reciproca.

"I dati di Ams sono una conferma di quelli rilevati dagli esperimenti spaziali Pamela e Fermi in questi ultimi anni", spiega Fernando Ferroni, presidente dell'Infn, "che non risolve certo il rebus dell'antimateria in eccesso, ma che indica come i dati dei due esperimenti (anche questi a fortissima presenza italiana) avessero ragione nel rivelare questa anomalia. Che sia o meno materia oscura non può che dirlo un ulteriore sforzo per produrre nuovi dati e analizzarli". Un lavoro che, come sottolinea il team Ams, richiede ancora un po' di tempo e prudenza.

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