Ricerca e politica, binomio possibile
L'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali e l'Istituto di fisiologia clinica sono coinvolti in un progetto europeo che studia come migliorare la relazione tra scienza e decisori pubblici. A beneficio della nostra salute
Come si riflettono i risultati scientifici sulle decisioni della politica? La ricerca può influenzarle? A questi interrogativi, particolarmente delicati nell'ambito delle politiche sulla salute, tenta di rispondere 'Repopa' ('Research into policy in physical activity'), progetto europeo finanziato dal 7° Programma Quadro, cui partecipano istituzioni di sette paesi (Canada, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito, Italia, Romania). Il Cnr è presente con due strutture, l'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) con Adriana Valente e Tommaso Castellani e l'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) con Liliana Cori e Fabrizio Bianchi.
Lo studio analizza come la scienza contribuisca alla realizzazione di politiche quali la lotta alla sedentarietà. "La ricerca ha riconosciuto che una moderata attività fisica contribuisce a prevenire molte malattie e a migliorare la qualità della vita; per contro, l'Europa evolve verso una società sempre più sedentaria", spiega Adriana Valente dell'Irpps-Cnr. "Per modificare le abitudini dei cittadini occorre quindi agire su fattori sociali, culturali e ambientali con interventi nelle politiche non solo nella sanità, ma anche di molti altri ambiti".
Primo step del progetto, la valutazione delle modalità più efficaci con cui le conoscenze scientifiche giungono fino ai decisori politici. "È evidente che i risultati della ricerca non devono essere l'unico parametro in base al quale prendere decisioni, ma è determinante capire come queste vengano recepite dai soggetti coinvolti nei processi di gestione", aggiunge Valente. "Importante anche l'opinione dei cittadini: per questo oggi si preferisce parlare di politiche 'evidence-informed', in cui si sia informati di determinati risultati scientifici, piuttosto che 'evidence based', cioè basate sui risultati scientifici".
Il progetto prevede una mappatura di alcune 'buone pratiche' nazionali ed estere. Per l'Italia sono stati individuati il 'Progetto nazionale di promozione dell'attività motoria' sviluppato dal ministero della Salute e dalla Ulss 20 di Verona; i progetti 'La prescrizione dell'esercizio fisico e dell'attività fisica come strumento di prevenzione e terapia' della regione Emilia Romagna; 'Strade della salute' della Usl di Empoli e le 'Municipaliadi' del Municipio Roma XVI. Dall'analisi di questi casi sarà possibile avviare una sperimentazione di trasferimento 'research-into-policy', in cui portatori di conoscenze tecnico-scientifiche e policy-makers operino insieme nei processi decisionali.
Fonte: Adriana Valente, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/492724237 , email adriana.valente@cnr.it