Alice nel paese dei quanti
Il mondo fantastico descritto dal matematico e scrittore Lewis Carroll in qualche modo ricorda quello microscopico, che i fisici cercano di spiegare con la teoria delle siringhe e delle dimensioni parallele. Ce ne parla Valerio Rossi Albertini
Inseguendo un bianconiglio Alice approda nel Paese delle meraviglie. La protagonista del libro di Lewis Carroll si infila nella tana del piccolo mammifero e cade in una realtà estranea, completamente diversa da quella in cui viviamo: un universo distinto eppure connesso con il nostro, un 'mondo parallelo'.
L'esistenza di dimensioni parallele ha sempre colpito l'immaginario collettivo, dagli scienziati agli scrittori: non a caso Carroll, il cui vero nome è Charles Dodgson, fu un brillante matematico che insegnò a Oxford per 26 anni e sembra che la sua favola contenga critiche alle nuove teorie fisiche e matematiche che in quegli anni stavano mettendo in discussione la dottrina euclidea.
La scienza, da allora, ha fatto passi avanti significativi e ha continuato a interrogarsi sull'esistenza degli universi paralleli. La meccanica quantistica, la teoria fisica che descrive il comportamento di radiazione e materia in scale atomiche o subatomiche, cerca di dare una spiegazione al fenomeno del 'multiverso'.
"La fisica del mondo microscopico (nella scala dell'atomico e del subatomico) non è la stessa che governa la nostra vita quotidiana". Spiega Valerio Rossi Albertini dell'Istituto di struttura della materia (Ism) del Cnr. "Nell'infinitamente piccolo accadono fenomeni bizzarri, inspiegabili se si segue la logica ordinaria. Un sasso sta in un certo posto in un determinato istante e, se nessuno lo sposta, lo ritroveremo in seguito nel medesimo posto. Un elettrone, per esempio, invece non si trova in un posto ben definito, almeno finché qualcuno non si prende la briga di andare a controllare dove sia effettivamente e, quando ciò accade, il semplice atto di scrutare il microcosmo è sufficiente ad infrangerne l'ordine".
Secondo Werner Heisenberg, padre del principio di indeterminazione della meccanica quantistica, la misura della posizione di una particella 'disturba' necessariamente la sua velocità. Quasi come se la nostra osservazione inserisse nel sistema un'energia che vada a modificare gli equilibri preesistenti.
Ecco allora la teoria degli universi paralleli. Secondo i sostenitori di questa teoria la sola ipotesi coerente è che i vari risultati possibili si verifichino tutti, ma in dimensioni diverse. "In pratica, se è possibile che un'ipotetica moneta microscopica mostri la testa o la croce", continua il fisico del Cnr, " e se, facendo un esperimento, osserviamo che è caduta dal lato della testa, significa che in un universo parallelo, generato all'atto di tale esperimento, è comparsa la croce".
Secondo questa teoria, se vogliamo essere coerenti, dobbiamo ipotizzare che a ogni osservazione si produca una 'diramazione' della realtà. "L'esempio per eccellenza è il gatto di Schroedinger: c'è un gatto chiuso in una scatola e non abbiamo modo di vedere quali siano le sue condizioni. Potrebbe essere sia vivo che morto e, solo nel momento in cui apriamo la scatola, lo sapremo con certezza. Secondo la teoria degli universi paralleli, il gatto sarebbe vivo per noi e, 'parallelamente', morto in un altro universo", conclude Rossi Albertini.
Il mondo scientifico non riesce ancora a spiegare se ci sia il modo per mettersi in comunicazione con questi universi paralleli, come succede ad Alice, ma gli studiosi continuano a lavorare sull'argomento, utilizzando anche altre teorie più moderne, come quella 'delle stringhe'.
Marcello Mutalipassi
Fonte: Valerio Rossi Albertini, Istituto di struttura della materia, Roma, tel. 06/49934146,- 4176 , email valerio.rossi@artov.ism.cnr.it -