Amico insetto, non ti temo
La fobia per ragni e insetti, ma anche per altri animali, quali le meduse, è una delle più antiche nell'essere umano. Se nel nostro passato evolutivo l'emozione primaria della paura aveva la funzione di proteggerci, oggi viene affiancata da una nuova consapevolezza per l'importanza che queste specie hanno per la sopravvivenza degli ecosistemi, o quale possibile fonte alimentare sostenibile. Lo evidenzia Gennaro Di Prisco dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale delle ricerche.
Alzi la mano chi non ha mai provato, almeno una volta nella vita, un'istintiva ritrosia alla vista di insetti, ragni ed animali vari: è la zoofobia che include l'entomofobia, l'aracnofobia e l'acarofobia, cioè la paura rispettivamente di insetti, ragni e acari. Una tra le più tipiche fobie umane, classificata anche nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Una paura irrazionale, che spesso porta ad avere reazioni esagerate di fronte a forme di vita talvolta minuscole, ma le cui radici sono profondamente ancorate al nostro passato più remoto: nella nostra storia evolutiva, i morsi dei ragni o le punture di taluni insetti volanti potevano essere profondamente pericolosi per l'uomo, e nell'immaginario comune un cibo contaminato da insetti poteva rivelarsi mortale, oltre che disgustoso. Tuttora, poi, siamo spesso terrorizzati da animali come le meduse: la sola idea che possano colpirci con i loro tentacoli urticanti può dissuaderci persino dal fare un bagno in mare.
Oggi, fattori come la progressiva desertificazione del suolo, l'antropizzazione del territorio, l'uso massiccio di agrofarmaci, i cambiamenti climatici hanno tra le principali conseguenze la progressiva perdita di biodiversità e di specie animali, vegetali e microrganismi, e non fanno eccezione gli insetti, che mostrano tassi di estinzione preoccupanti, soprattutto gli impollinatori (pronubi). Secondo documenti come l'ultimo rapporto FAO "Stato dell'arte sulla biodiversità mondiale per la sicurezza alimentare e l'agricoltura”, lo studio dell'IPBES "Rapporto di valutazione su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare” e la “red list europea sulle api” dell'IUCN, per il 37% delle specie di api selvatiche la popolazione è in calo, senza considerare che per almeno il 50% di esse non si hanno dati per determinare il livello di rischio di estinzione.
L'entomofobia è destinata a essere allora solo un ricordo? “Se fosse così significherebbe che i nostri ecosistemi sono al collasso imminente”, dichiara Gennaro Di Prisco, ricercatore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr, che ha fatto dello studio delle api il suo principale oggetto di ricerca. “Va ricordato, infatti, che l'entomofauna pronuba comprende non solo le api da miele ma anche altri apoidei come i bombi, le osmie, i megachili, e altri ordini come coleotteri, ditteri e lepidotteri. Essi svolgono una funzione importantissima, ossia garantire l'impollinazione della quasi totalità di essenze vegetali spontanee e coltivate, un servizio ecosistemico fondamentale per l'umanità. Senza il loro apporto non potremmo, infatti, contare su quelle colture che vengono impollinate dai pronubi, come pomodori, mele e arance, solo per citarne alcune. I ragni hanno una funzione non meno importante: insieme agli insetti utilizzati per la lotta biologica (i parassitoidi) sono tra i principali controllori degli insetti dannosi. Senza di loro tutti i nostri raccolti sarebbero consumati dai parassiti”.
Quanto alle meduse, in questo caso non si può parlare di rischio estinzione, ma sappiamo che rappresentano una risorsa sostenibile e strategica in vari ambiti: il Cnr, tramite il progetto "Go Jelly" condotto dall'Istituto di scienze delle produzioni alimentari ne sta indagando possibili utlizzi tra cui quello nutraceutico e alimentare, come già accade in Oriente: forse questa consapevolezza potrà contribuire a farci modificare la percezione, spesso negativa, nei loro confronti.
E ancora, gli insetti possono rivelarsi anche preziose sentinelle ambientali. “Le api da miele in particolare, grazie alla loro attività di bottinaggio, sono costantemente in contatto con varie matrici ambientali e con gli inquinanti potenzialmente presenti che possono così essere monitorati. In questo modo svolgono una funzione di indicatore della salubrità degli ecosistemi”, prosegue il ricercatore. “Per tutte queste ragioni è di vitale importanza tutelarle; il Cnr-Ipsp è particolarmente impegnato nell'indagare i meccanismi che stanno alla base delle relazioni tra piante e impollinatori in ambienti naturali e antropizzati, come parte dello studio della gestione ecosostenibile dell'intera produzione di cibo a livello globale. Oggi, poi, assistiamo a numerose campagne di sensibilizzazione pubbliche e private a favore della salvaguardia di api e insetti, tutte iniziative lodevoli, che però non potranno prescindere da un deciso cambio di passo delle politiche di produzione agricola, che dovranno puntare su crescita sostenibile, rispettosa dell'ambiente e agro ecologica. La vera paura che dobbiamo avere, quindi, è quella di perdere gli insetti, non di vederli intorno a noi. Per questo è importante spiegare già ai giovanissimi che insetti, ragni e altri artropodi sono preziosi alleati del nostro mondo, custodi ambientali di un ecosistema fragile e unico”.
Fonte: Gennaro Di Prisco, Istituto per la protezione sostenibile delle piante , email gennaro.diprisco@ipsp.cnr.it -