Le due sponde delle migrazioni
Gli stranieri in Europa tra crisi, calo dell'occupazione e primavere arabe. Per questo le politiche di dialogo e cooperazione sono ancora più necessarie
"Nell'ultimo decennio, nel panorama dei flussi migratori internazionali si sono verificate profonde trasformazioni per la dimensione sia quantitativa sia qualitativa.
Secondo i dati Caritas, gli stranieri residenti nei 27 paesi dell'Unione al gennaio 2010 sono circa 32,5 milioni, a fronte dei 30 milioni presenti nel 2006, ossia il 6,5% della popolazione complessiva. La Spagna conta una presenza straniera record, pari al 12%.
"Nel corso del tempo, l'innalzamento del tasso di scolarità e del grado di istruzione nei paesi di origine", spiega Immacolata Caruso, dell'Istituto di studi sulle società del Mediterraneo (Issm) del Cnr di Napoli, ricercatrice del programma multidisciplinare 'Migrazioni' del dipartimento Identità culturale del Cnr, "ha generato maggiori aspettative di realizzazione personale, facendo dei giovani, spesso costretti a confrontarsi con alti livelli di disoccupazione o salari non adeguati, i candidati ideali per l'emigrazione. Inoltre, la composizione dei flussi diretti in Europa o altri continenti è diventata sempre più multietnica, si sono accentuate le migrazioni di transito, la presenza femminile e dei gruppi familiari, è aumentato il peso delle reti sociali nelle scelta dei percorsi e delle mete".
Con la recessione economica mondiale i flussi stanno subendo ulteriori cambiamenti. "Nel periodo 1997-2002, gli Stati dell'Ue, secondo stime ufficiali, hanno assunto circa 2,5 milioni di extracomunitari, pari al 3,6% del mercato del lavoro, mentre tra il 2008 e il 2009 la disoccupazione tra gli stranieri è cresciuta in tutti i paesi membri del 3,4%" prosegue Caruso.
La crisi finanziaria non sta certo favorendo i nuovi ingressi e nemmeno la situazione degli stranieri residenti. "Inoltre, dobbiamo tenere presente anche le nuove dinamiche provenienti dalle zone della Primavera araba che daranno vita a nuovi tipi di migrazioni. In sostanza, al di là della legittima diversità delle culture, è essenziale una concreta ricerca di dialogo e cooperazione in entrambe le sponde del Mediterraneo per gestire al meglio i mutamenti sociali in atto", conclude la ricercatrice.
Fonte: Immacolata Caruso, Istituto di studi sulle società del mediterraneo, Napoli, tel. 0816134086 (220) , email imma.caruso@issm.cnr.it -