Vita Cnr

Il maglione vecchio? Concima il tuo orto

Pecore
di Francesca Gorini

L'Istituto per le macromolecole del Cnr di Biella è capofila del progetto europeo 'Greenwolf', che mira a recuperare abiti vecchi e scarti di lavorazione laniera per farne fertilizzante organico per il terreno. Con vantaggi in termini ambientali ed economici

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Lana vecchia o di scarto destinata a essere smaltita può vivere una nuova vita e trasformarsi in fertilizzante per orti, frutteti, fiori. È l'obiettivo di 'Greenwolf', progetto europeo di ricerca coordinato dall'Istituto per le macromolecole (Ismac) del Cnr di Biella, cui partecipa il Politecnico di Torino. L’iniziativa è finanziata dall'Unione Europea nell'ambito del programma Life+ e mira a realizzare e sperimentare un innovativo impianto di idrolisi 'verde' capace di trasformare la lana - tanto di vecchi abiti quanto di tosa di animali destinati all'industria alimentare - in fertilizzante-ammendante organico per uso agricolo.

L'idea è ottenere un processo pulito di lavorazione, sfruttando semplicemente acqua surriscaldata; il risultato è 'lana idrolizzata', un fertilizzante naturale che aumenta il contenuto di carbonio e la capacità di ritenere acqua del terreno senza ricorrere a composti sintetici. “Greenwolf intende dimostrare l'efficacia di questo processo per 'riciclare' in maniera vantaggiosa lane di scarto, cascami, lana rigenerata o capi di abbigliamento a fine vita”, spiega Claudio Tonin dell’Ismac-Cnr. “Oltre ai benefici in termini di sostenibilità ambientale, l'idea ha interessanti ricadute dal punto di vista economico. Secondo la normativa europea, la cosiddetta 'lana sucida' – grezza non lavata, ottenuta dopo la tosatura - è considerata un rifiuto speciale, con costi di smaltimento notevoli. L'abbandono nei campi è illegale e per questo la nostra tecnologia rappresenta un modo efficace di riciclare una biomassa migliorando anche la qualità di pascoli e terreni”.

Il progetto gode di un finanziamento di un milione di euro per tre anni. Sul lungo termine, l'obiettivo è avviare un impianto pilota che possa dare vita a una vera e propria filiera, con prospettive occupazionali e di sviluppo in paesi caratterizzati da numerosi allevamenti di ovini. Partner dell'iniziativa, un'azienda meccano-tessile del biellese, la Obem: “Sono convinto che il confronto con università e ricerca sia determinante per far nascere nuove idee e mettere a punto soluzioni applicabili”, ha commentato Paolo Barchietto, contitolare della società.

Fonte: Claudio Tonin, Istituto per lo studio delle macromolecole, Biella, tel. 015/8493043