Che tempo fa? Lo dice lo spazio
Vincenzo Levizzani dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna racconta l’attività dell’International Precipitation Working Group, organismo che raccoglie e coordina le osservazioni delle precipitazioni da satellite, utili per un efficace monitoraggio ambientale su scala globale
Pioggia, neve o grandine possono essere misurate anche dallo spazio utilizzando i satelliti meteorologici e ambientali, oggi in grado di fornire sempre più informazioni utili per un efficace monitoraggio su scala globale. L’attività è coordinata dall’International Precipitation Working Group (Ipwg, parte del Coordination Group for Meteorological Satellites), a cui il Cnr partecipa dalla sua istituzione, nel 2001, attraverso l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) di Bologna. L’Ipwg, oltre a coordinare la raccolta dei dati, collabora con le agenzie spaziali di tutti i paesi per mettere a punto osservazioni di lungo periodo caratterizzate da precisione e affidabilità.
“A differenza delle reti convenzionali di misura, che monitorano soltanto le terre emerse e le zone più abitate o sviluppate, la copertura che offrono i satelliti è in grado di interessare tutta la superficie del pianeta, oceani e zone desertiche incluse. Inoltre, i satelliti consentono un’osservazione a intervalli molto ravvicinati non garantita da altri sistemi di misura, quali i radar meteorologici e le reti di pluviometri”, spiega Vincenzo Levizzani dell’Isac-Cnr, membro dell’Ipwg del quale è stato fondatore e presidente fino al 2005.
Questo tipo di misure, tecnologicamente complesse, riveste sempre maggiore importanza anche sul fronte applicativo, come evidenziato da Levizzani e altri autori in un articolo pubblicato sul Bulletin dell’'American Meteorological Society’. La crescente disponibilità dei dati d’intensità e distribuzione delle precipitazioni misurati da sensori satellitari ha reso possibili nuove conoscenze sui processi idrologici, il clima, la composizione chimica dell’atmosfera e il ciclo dell’acqua.
“Attualmente, le applicazioni che fanno maggiore uso dei dati di precipitazione dallo spazio riguardano le inondazioni e gli smottamenti di terreno causati dalla pioggia”, prosegue Levizzani. “Un esempio è dato dal sistema di previsione di questi eventi a scala globale della Nasa e dell’Università del Maryland accessibile sul sito http://flood.umd.edu/. Considerata l’estrema instabilità idrogeologica del nostro territorio, questa è una delle applicazioni di maggiore interesse anche per l’Italia. Altri utilizzi possono riguardare le previsioni del potenziale precipitante di uragani e monsoni, dell’andamento dei raccolti in aree prive di altri dati al suolo, ad esempio l’Africa, del movimento di sciami d’insetti e della conseguente insorgenza di malattie tropicali”.
Di grande impatto, infine, la possibilità di verificare le previsioni numeriche del tempo e degli scenari dei modelli climatici. “In tutto il mondo ci si domanda se i cambiamenti climatici esercitano un’influenza sulle precipitazioni, ma non abbiamo ancora dati sufficienti per stabilirlo”, conclude Levizzani. “Il Cnr partecipa attivamente a queste ricerche, permettendo così all’Italia di svolgere un ruolo primario”.
Fonte: Vincenzo Levizzani, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, Bologna , email v.levizzani@isac.cnr.it -
Per saperne di più: Kucera, P., E. E. Ebert, F. J. Turk, V. Levizzani, D. Kirschbaum, F. J. Tapiador, A. Loew, and M. Borsche, 2013: Precipitation from space – Advancing Earth system science. Bull. Amer. Meteor. Soc., 94, 365-375 - www.isac.cnr.it/~ipwg/