Ordinario di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e più volte consulente di amministrazioni pubbliche locali e nazionali, Andrea Boitani dedica il suo ultimo saggio “L’illusione liberista” (Editori Laterza) alla critica di quella che egli definisce “teologia liberista”, dottrina economica secondo cui soltanto il libero mercato, quando completamente svincolato da interventi statali, è in grado di allocare al meglio le risorse e di creare le maggiori opportunità di benessere, garantendo così il miglior equilibrio possibile nei rapporti socio-economici di una comunità.
Boitani sostiene che questa tesi si è rivelata una pura illusione, che non avrebbe mai trovato riscontro nella pratica, e che è stata strumentalizzata da chi mal digerisce la regolamentazione dei mercati. Secondo l'autore, dopo alcuni decenni di diffusione di concetti quali quelli della “mano invisibile del mercato” e del “laissez faire”, stiamo assistendo a livello globale a un mondo in cui aumentano la sperequazione nella distribuzione della ricchezza, con ampie fasce sociali che scivolano sempre più verso la povertà, lo sfruttamento estremo delle risorse naturali, le concentrazioni monopolistiche in alcuni settori cruciali. Incluse le posizioni reazionarie di chi difende persino la diseguaglianza, considerando il valore di mercato la misura del contributo che ciascun individuo ha da offrire alla società.
Una visione a tratti spietata, secondo alcuni motivante per chi voglia fare impresa, secondo altri - come l'autore - dimentica che i fattori determinanti per il raggiungimento del benessere individuale e sociale possono essere anche altri. Boitani sostiene che il mercato, il merito, il capitale e l’impresa non possono essere la causa delle diseguaglianze. Anzi, il saggio ne riconosce il ruolo positivo rivestito nella crescita del benessere socioeconomico dell’Occidente, ma avvertendo che oggi non è possibile consentire loro di operare senza vincoli e regole, pena il conto salato che la globalizzazione sta presentando alla società e all’ambiente. Sono le istituzioni (Governi, Stati, organizzazioni sovranazionali) a dover quindi correggere i difetti del sistema. Non con un eccesso di regole e automatismi, come avvenuto spesso nel passato recente nell’Unione Europea, bensì con un uso consapevole e dinamico degli strumenti di mercato da parte dei soggetti politici per perseguire obiettivi socialmente rilevanti.
Un chiaro esempio ce l’ha presentato subito la storia, con gli interventi statali a sostegno delle imprese a seguito della pandemia da Covid-19, che ha riproposto e rilanciato con forza il dibattito sull’effettiva capacità dei mercati di essere in grado di regolare autonomamente l’economia e salvaguardare il tessuto sociale. L’imprenditoria stessa sta realizzando ormai come la massimizzazione degli utili come unico obiettivo si stia rivelando una strategia quantomeno miope, mentre il ruolo della politica quale guida strategica dell’economia nel lungo periodo appare oggi molto rivalutato.
titolo: L’illusione liberista
categoria: Saggi
autore/i: Andrea Boitani
editore: Editori Laterza
pagine: 185
prezzo: € 18.00