L'Accademia dei Lincei di Roma ha ospitato il workshop 'Low-Dimensional Carbon Nanostructures: Graphene and Nanotubes', promosso dal Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con la Fondazione 'Guido Donegani'. Presenti i 'top experts' internazionali della ricerca su nanotubi di carbonio e grafene, i cosiddetti 'materiali del futuro' per lo straordinario potenziale applicativo in diversi settori tecnologici, dall'elettronica all'energia, dalle scienze dell'informazione alla realizzazione di materiali compositi innovativi.
Si sono susseguiti, nel corso della giornata, interventi di Gotthard Seifert (Università di Dresda), Alberto Bianco (Cnrs), Davide Bonifazi (Università di Trieste), esperti Cnr quali Vincenzo Palermo (Istituto per la sintesi organica e la foto reattività), Marcella Bonchio (Istituto per la tecnologia delle membrane) e Francesco Mercuri (Istituto per lo studio dei materiali nano strutturati). E ancora Klaus Muellen (Max Planck Institute), Nicola Marzari (Ecole Polyechnique federale di Losanna), Andrea Ferrari (Università di Cambridge), di Napoli) e Dirk Guldi (Università di Erlagen).
Una panoramica di testimonianze che dimostra interesse, da parte della comunità scientifica mondiale, verso le nanostrutture di carbonio a bassa dimensionalità, che per le loro innovative proprietà a livello strutturale, elettronico, chimico e meccanico sono anche le più promettenti per lo sviluppo di materiali 'nano', da utilizzare in substrati biologici così come nella nanoelettronica o per immagazzinare energia.
Oltre a discutere sulle prospettive di ricerca e i traguardi applicativi del grafene - cui era dedicata la tavola rotonda conclusiva - l'incontro ha rappresentato anche l'occasione per affrontare gli aspetti legati alla conduzione della 'graphene flagship', l'ampio programma di ricerca selezionato dall'Ue tra le 'Future Emerging Technologies' e finanziato con un miliardo di euro per i prossimi dieci anni, in cui le istituzioni italiane, a partire dal Cnr, giocano un ruolo strategico di primo piano.
Fonte: Antonio Sgamellotti, Istituto di scienze e tecnologie molecolari, Perugia