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Donne sovraccariche di lavoro. A casa

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di Rosanna Dassisti

La presenza femminile nel mercato del lavoro continua a essere inferiore a quella del resto d'Europa. Le lavoratrici hanno qualifiche e stipendi più bassi rispetto a quelli degli uomini, e portano sulle spalle gran parte dell'attività domestica e dell'assistenza familiare. È quanto emerge dai dati Istat, contenuti nella 19°edizione del Rapporto sulla situazione del Paese

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In Italia, la presenza femminile nel mercato del lavoro continua a essere inferiore a quella del resto d'Europa. Qualifiche e stipendi 'rosa' sono più bassi di quelli degli uomini, e, per sovrappiù, le donne portano sulle spalle gran parte dell'attività domestica e dell'assistenza familiare. Sono, dunque, il pilastro della famiglia, ma anche le figure che più pagano la scelta di avere figli e la crisi economica. Questa la fotografia scattata dall'Istituto di statistica (Istat), nella 19° edizione del Rapporto sulla situazione del Paese.

"Le donne vivono un'inaccettabile esclusione dal mercato del lavoro. Per di più, il carico di lavoro e di cura gravante su di loro rende più vulnerabile un 'welfare familiare' già debole, cerca di supplire alle carenze del sistema pubblico. Peraltro, le donne sono ancora troppo spesso costrette a uscire dal mercato del lavoro in occasione della nascita dei figli", commenta Enrico Giovannini, direttore generale dell'Istat.

Secondo il Rapporto, nel 2010 il tasso di occupazione femminile si è attestato al 46,1%, 12 punti percentuali in meno rispetto a quello europeo. Al Sud, la situazione è anche peggiore: solo 3 donne su 10 lavorano, contro le 6 del Nord Italia. Tra le occupate, inoltre, il 40% ha un lavoro di qualifica più bassa rispetto a quella posseduta ed è cresciuto di 140 mila unità il part-time dovuto alla difficoltà di conciliare gli orari di lavoro con i tempi di vita.

Inoltre, è ancora altissima la percentuale (8,7%) di quante dichiarano di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere a causa della gravidanza. Tra le mamme che hanno lasciato il lavoro, solo 4 su 10 hanno poi ripreso a lavorare.

Non solo. Le donne, in media, guadagnano il 20% in meno degli uomini. La loro retribuzione netta mensile è in media di 1.077 euro contro i 1.377 dei colleghi, anche se il divario si dimezza considerando i soli impieghi a tempo pieno (rispettivamente, 1.257 e 1.411 euro).

Diversa, ma non migliore, la situazione all'interno delle mura domestiche. Nonostante sia aumentato il numero degli uomini che si dedicano alle faccende domestiche, le occupate tra i 45 e i 64 anni lavorano in casa 1 ora e 33 minuti in più del partner. E gli impegni non finiscono nemmeno con la pensione: al crescere dell'età, anzi, le differenze di genere nei carichi di lavoro familiare si acuiscono ulteriormente.

 

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