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Nel corso degli studi su alcune sostanze inquinanti presenti nell'Artide, i ricercatori dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr si sono imbattuti nel fenomeno della deplezione, del quale protagonista è principalmente il mercurio. Questo metallo inquinante, da anni oggetto di studio dei ricercatori Cnr a Ny-Alesund, ha due origini. Una è legata a fonti naturali, ad esempio le emissioni vulcaniche, l'altra, di natura antropica, deriva prevalentemente da particolari processi industriali, dall'uso di combustibili fossili e dagli incendi. Il mercurio emesso in atmosfera viene poi trasportato fino a queste aree remote della Terra dalla circolazione delle masse d'aria.
Trattandosi di zone così lontane, i valori con cui esso si riscontra sono ovviamente più bassi di quelli rilevati in zone in cui l'intervento dell'uomo è più massiccio. In aprile, tuttavia, nel periodo dell'alba polare, queste concentrazioni, si abbattono in maniera evidente, dando origine, appunto, alla deplezione.
"La domanda alla base dei nostri studi è fondamentalmente una", spiega Giovanni Manca dell'Iia-Cnr. "La riduzione di mercurio è dovuta a masse d'aria che arrivano qui già impoverite, per cui c'è una sorta di effetto di diluizione, oppure c'è un fenomeno locale, per cui avvengono delle reazioni chimiche che determinano questo calo repentino? Misurando la concentrazione delle varie forme con cui il mercurio è presente in atmosfera e misurando anche i flussi di mercurio tra il manto nevoso e l'atmosfera si cerca di trovare una risposta".
Domanda ancora più complessa se si considera che, contemporaneamente all'abbattimento del livello di mercurio, si è osservata una riduzione di altre sostanze sotto la lente dei ricercatori.
"Sempre nello stesso periodo vi è infatti, un abbattimento della concentrazione di ozono in atmosfera, fino a sfiorare lo zero", aggiunge Manca. "La riduzione di concentrazione del mercurio in atmosfera, se dovuta a reazioni chimiche locali, comporterebbe la formazione di composti del mercurio che si depositerebbero nel manto nevoso determinando il rischio di bioaccumulo di questo metallo lungo la catena trofica. Conoscere le cause di questo fenomeno atmosferico è quindi di fondamentale importanza per la messa a punto di politiche di riduzione dell'impatto degli inquinanti sull'ambiente", conclude il ricercatore.
Elena Campus
Fonte: Giovanni Manca, Istituto sull'inquinamento atmosferico, Rende, tel. 0984/493250 , email g.manca@iia.cnr.it -