Focus: Chimica

Tessuti antibatterici grazie a polimeri alternativi

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di R.R.

I nuovi trattamenti messi a punto dall'Ismac-Cnr vengono prodotti direttamente sugli abiti e non si disperdono sulla pelle o nell'ambiente

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Durante l'uso gli abiti possono entrare in contatto con microorganismi che proliferano all'interno dei tessuti con conseguenze sgradevoli sia per chi li indossa (cattivi odori, infezioni) che per gli stessi vestitii (perdita di colore, aumento della fragilità). Per ovviare a questi inconvenienti si ricorre a sostanze antibatteriche in grado di limitare o annullare la presenza di microrganismi. Le più utilizzate (ioni argento, triclosan) vengono però gradualmente rilasciate dai tessuti e si disperdono nell'ambiente e sulla pelle, andando incontro a diminuzione di efficacia e inquinamento dell'ambiente. Il mercato dei tessili antibatterici è in continuo sviluppo e le ricerche in questo settore si stanno intensificando e affinando con l'uso di tecnologie alternative per limitarne la dispersione nell'ambiente e sulla cute.

L'Istituto per lo studio delle macromolecole (Ismac) del Cnr di Biella ha avviato un ampio e strutturato progetto dal nome Anfibio (ANtibacterial and electromagnetic interference shielding FInishing for BIOmedical and technical textiles).

"Lo scopo è quello di produrre tessili antibatterici, utilizzando trattamenti superficiali non convenzionali a base di polimeri sintetici bioattivi e sostanze proteiche naturali con cariche positive", spiega Claudia Vineis del Ismac-Cnr di Biella.

"I trattamenti sviluppati nel nostro Istituto", prosegue la ricercatrice, "si adattano ai nuovi bisogni del mercato e alle esigenze legislative. I nuovi materiali sono legati direttamente alla superficie delle fibre e quindi non si disperdono nell'ambiente o sulla pelle. In particolare, i polimeri sintetici vengono prodotti direttamente sulla superficie tessile, mentre quelli naturali vengono estratti da materiali proteici e depositati sulle fibre mediante processi di deposizione".

I materiali sviluppati "sono stati testati secondo le norme internazionali e hanno dimostrato un'efficienza antibatterica del 99% contro Escherichia coli e sono in corso i test di antibattericità contro Staphilococcus aureus e Klebsiella pneumoniae" spiega Vineis. "Data l'importanza nei manufatti tessili della resistenza del trattamento ai lavaggi, le attività di ricerca si stanno concentrando ora anche sul miglioramento di questi aspetti".

"L'iniziativa di ricerca transnazionale finanziata dalla Regione Piemonte e dall'Unione Europea attraverso il bando 'Manunet ERA-Net'", conclude la ricercatrice. "Industrial coordinator di Anfibio è la ditta biellese Yanga srl, specializzata nella produzione di bendaggi tubolari per uso sanitario, in collaborazione con il Centro di Ricerca spagnolo Ain (Associacion de la industria Navarra) e la spagnola Lorpen, una delle più conosciute aziende produttrici di calze tecniche".

R.R.

Fonte: Claudia Vineis, Istituto per lo studio delle macromolecole, Biella, tel. 015/8493043 , email c.vineis@bi.ismac.cnr.it -