La motilità che dà benessere
La peristalsi intestinale è una funzione che consente il transito del cibo nel tratto digerente, il suo assorbimento e l’eliminazione di una sua parte attraverso le feci. Rosalba Giacco, dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr, spiega come avviene e a quali disfunzioni può andare incontro, provocando all’organismo disturbi di vario tipo
L’intestino è considerato sempre più importante, tanto da essere definito “secondo cervello”: in sostanza i due organi si influenzano reciprocamente e condizionano, positivamente o negativamente, anche lo stato di benessere emotivo dell’individuo. Oltre a essere fondamentale per la profonda connessione che lo lega alla mente, però, attraverso la peristalsi intestinale esso svolge anche un processo naturale essenziale per il mantenimento del nostro benessere fisico.
“La peristalsi consiste in movimenti involontari dei muscoli longitudinali e circolari del tratto digestivo ed è caratterizzata da contrazioni progressive ondulatorie che avvengono non solo nell’intestino ma anche nell’esofago e nello stomaco”, spiega Rosalba Giacco dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino. “Essa determina il transito del cibo lungo il tratto digerente, il suo rimescolamento a livello dello stomaco, l’assorbimento dei nutrienti e la rimozione del materiale fecale a livello intestinale. Nell’intestino tenue - il primo e più lungo tratto dell’intestino che collega lo stomaco al colon - le onde peristaltiche avvengono a intervalli irregolari e viaggiano per varie distanze; la contrazione della muscolatura longitudinale determina infatti l’accorciamento dell’intestino e quella della muscolatura circolare la riduzione del lume intestinale, permettendo così il miscelamento dei prodotti alimentari con i secreti digestivi e facilitando il contatto tra mucosa e chimo (massa viscosa, omogenea e grigia nella quale si convertono gli alimenti durante l'ultima fase della digestione nello stomaco e nella prima fase di quella nell'intestino) per aumentare l’assorbimento e la progressione del contenuto intestinale. La peristalsi espone il cibo digerito alla mucosa delle pareti intestinali per permettere l’assorbimento delle sostanze nutritive e per muovere il materiale fecale in avanti, attraverso l’intestino crasso e, infine, nel tratto anale, consentendo l’espulsione delle feci. Se però queste ultime non vengono eliminate tornano, attraverso un’onda peristaltica inversa, nell’ultimo segmento del colon per essere conservate più a lungo. La motilità intestinale del colon, poi, oltre che per la defecazione, è importante per eliminare il gas contenuto nell’intestino e per controllare la crescita di colonie di batteri potenzialmente dannose mediante la loro rimozione meccanica”.
Non sempre però la motilità intestinale è regolare e questa disfunzione determina problemi di vario tipo. “Lesioni a carico della struttura anatomica dell’intestino dovute a cause infiammatorie e/o infettive determinano disturbi della peristalsi intestinale e provocano sintomi più o meno importanti. Una peristalsi lenta produce disturbi dell’alvo (canale intestinale) quali la stitichezza, e se persiste nel tempo può portare a complicanze quali emorroidi e diverticolosi. La peristalsi lenta è caratterizzata da ristagno nel tratto intestinale delle feci, che cominciano a perdere acqua, diventando molto secche. Questo disturbo è abbastanza frequente a tutte le età, anche in quella pediatrica”, continua la ricercatrice del Cnr-Isa. “Per stimolare la motilità dell’intestino può essere sufficiente modificare l’alimentazione, introducendo nella dieta alimenti ricchi di fibre come cereali integrali, frutta e verdura e bevendo maggiori quantità di acqua. Se però i problemi di peristalsi e la stitichezza perdurano nonostante una dieta equilibrata è opportuno rivolgersi al medico”.
Ci sono anche casi in cui la peristalsi intestinale è del tutto assente. “Questo disturbo, conosciuto come atonia intestinale, impedisce la progressione del materiale fecale all’interno dell’intestino. Generalmente, si tratta di una condizione temporanea, che regredisce in modo spontaneo nel giro di un paio di giorni; nelle forme più gravi, però, può causare un’occlusione intestinale, ossia un blocco completo o una grave compromissione del passaggio di cibo, liquidi, secrezioni digestive e gas attraverso l'intestino, blocco che mette a rischio la vita delle persone. A causare l’atonia sono in genere processi infiammatori degli organi addominali, come ad esempio ulcera duodenale perforata, colecistite, appendicite, diverticolite o pancreatite”, spiega Giacco.
In alcune persone, invece, si manifesta una peristalsi intestinale eccessiva. “Questa situazione causa diarrea e se persiste a lungo può diventare pericolosa per la salute, perché può portare a disidratazione dell’organismo, a un alterato assorbimento dei macro e micronutrienti necessari per la salute e all’alterazione della composizione della flora batterica intestinale. A determinare questo disturbo sono principalmente infezioni batteriche e virali, ma anche intolleranze e allergie alimentari”, precisa l’esperta.
Non sempre all’origine di un’alterata motilità intestinale ci sono malattie dell’intestino, talvolta solamente un disordine funzionale conosciuto come colon irritabile o colite spastica. Il disordine funzionale può essere caratterizzato da un aumento o un rallentamento della peristalsi e provocare sintomi diversi, ma senza generare alterazioni significative. “In presenza di colon irritabile e di colite spastica si hanno sintomi quali gonfiore, meteorismo, dolore addominale, crampi, stipsi o diarrea oppure alternanza delle due; se questi disturbi sono ricorrenti si parla di sindrome del colon irritabile, le cui cause precise sono sconosciute. Tra quelle possibili, c’è un’alterata comunicazione tra encefalo, fibre nervose innervanti l'intestino e muscoli intestinali”, aggiunge Giacco. “Lo stress e l'assunzione di alcuni cibi particolari sono considerati fattori scatenanti del colon irritabile, non a caso alcune persone lamentano i sintomi della sindrome dell'intestino irritabile quando assumono cioccolata, caffè, tè, spezie, cibi grassi, frutta, piselli, cavolfiore, cavolo, broccoli, latte, sostanze alcoliche, bevande zuccherate”.
È dunque importante curare l’alimentazione e adattare la dieta alle esigenze e ai sintomi di ciascuno. “È consigliabile aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre in chi soffre di stipsi o ridurlo in quanti soffrono di diarrea; ridurre l’apporto di lattosio, di mono-disaccaridi, polisaccaridi fermentescibili e polioli (carboidrati presenti in natura o sintetizzati chimicamente); ridurre i grassi e tutti gli alimenti che inducono produzione di gas intestinale causando meteorismo possono contribuire a ridurre i sintomi da colon irritabile”, conclude la ricercatrice.
Fonte: Rosalba Giacco, Istituto di scienze dell’alimentazione, e-mail: rosalba.giacco@isa.cnr.it