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È piacevole trascorrere il Natale in montagna, circondati dalle cime innevate e immersi in un'atmosfera suggestiva. L'alta quota può però rivelarsi rischiosa per chi l'affronta con imprudenza o incompetenza.
"Intanto, chi non conosce bene zone e condizioni meteo deve avere l'accortezza di consultare i bollettini emessi da ogni Regione (www.aineva.it)", spiega Daniele Giordan dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr di Torino. Ovviamente l'aumento delle possibilità d'incidente è una conseguenza statistica del maggior numero di persone che si dedicano ad attività invernali. "Proprio per questo è necessario che sciatori ed escursionisti rispettino le norme previste e le regole del buon senso, pianificando le attività, specie se fuori pista, sulle proprie conoscenze e capacità fisiche e tecniche e sulla conoscenza di territorio, ambiente alpino e manto nevoso".
"Durante il periodo invernale, il più letale dei pericoli dell'ambiente alpino è la valanga, fenomeno naturale legato all'instabilità del manto nevoso, che si verifichi in modo naturale o scatenata da escursionisti o sciatori che si inoltrano in zone a rischio", prosegue il ricercatore. Come dimostra la curva delle probabilità di sopravvivenza, il soccorso immediato è fondamentale. "Nei primi 15 minuti le possibilità di estrarre da sotto la neve una persona viva sono di circa il 90%. La percentuale si abbassa dopo i 15 minuti, al sopraggiungere dei problemi di asfissia, e si riduce drasticamente oltre i 35 minuti".
Oltre alle conoscenze tecniche sono quindi fondamentali gli strumenti di soccorso. "Qualsiasi escursionista", raccomanda Giordan, "deve avere con sé la dotazione minima. Un localizzatore Arva che funziona sia come ricevente sia come trasmittente, emettendo regolarmente segnali alla frequenza di 457 megahertz, una pala e una sonda, un bastone composto di una serie di moduli per individuare le persone travolte".
Durante le attività escursionistiche e sciistiche esistono però altre insidie, meno letali ma frequenti, principalmente legate a eventi traumatologici. "Senza dimenticare il pericolo di perdersi e di affrontare notti all'addiaccio con potenziali conseguenze d'ipotermia", conclude il ricercatore.
Luigi Rossi
Fonte: Daniele Giordan, Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, Torino, tel. 011/3977811 , email daniele.giordan@irpi.cnr.it -