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Cinquantacinque milioni di pazienti in tutta Europa e 2,9 in Italia. Tante sono le persone affette dal diabete che l'Organizzazione mondiale della sanità definisce una pandemia pronosticando nel 2025 333 milioni di malati di età compresa tra 20 e 79 anni nel mondo.
L'Unione Europea destina ogni anno 500 milioni di euro allo studio della patologia e 50 miliardi per curarne le complicanze. Nel nostro Paese, sono 11 i miliardi di euro impiegati per curare i 75.000 diabetici che subiscono un infarto, i 20.000 che fanno dialisi, i 18.000 colpiti da ictus.
Come trattare dunque quella che appare a tutti gli effetti una vera e propria emergenza? A detta degli esperti, i traguardi da raggiungere sono l'ottimizzazione della gestione, una migliore comprensione scientifica, e un cambiamento di mentalità di medici e pazienti. A una gestione integrata (disease management), punta il progetto Igea (Integrazione, gestione e assistenza per la malattia diabetica), coordinato dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm). Un modello di assistenza basato fondamentalmente sulla collaborazione e sul coinvolgimento attivo del paziente nel percorso di cura.