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In Italia si è registrato un vero e proprio boom dei centri di ricerca impegnati nelle nanotecnologie. È quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Airi (Associazione italiana per la ricerca industriale) ‘Italian Nanotechnology Census', anticipato, in occasione della Conferenza internazionale ‘Nanotechitaly 2010', organizzata a Venezia da Cnr, Airi/Nanotec It e Veneto Nanotech.
Secondo lo studio i centri di ricerca italiani sulle nanotecnologie hanno raggiunto le 190 unità: il 55% è rappresentato da operatori pubblici e il 45% da imprese o centri di ricerca privati. Significativo l'incremento delle strutture private che, dal 2004, si sono quadruplicate, facendo registrare una crescita del 23% nell'ultimo anno.
Nel mondo sono oltre 2.500 le imprese attive nel settore, di cui il 70% costituito da piccole e medie imprese. Ancora rilevante il gap nei fondi stanziati per la ricerca nanotecnologica tra ‘Vecchio' e ‘Nuovo Continente': mentre il VII programma quadro della Commissione Ue, per il periodo dal 2007 al 2013, ha destinato 3,5 miliardi di euro allo sviluppo del nanotech, gli Stati Uniti hanno investito, nel solo 2008, fondi pubblici per 1,4 miliardi di dollari, contro i 1.060 milioni del Giappone e i 720 della Germania. "
A oggi in Italia la ricerca in nanotecnologie impegna oltre 4.000 addetti. Si è passati dalle 20 imprese private del 2004, alle 69 del 2006, fino alle 85 del 2010. Si tratta di dati che, sottolinea l'Airi/Nanotec It, "confermano l'interesse crescente dell'industria per le nanotecnologie, con lo scopo di assicurarsi vantaggi competitivi rispetto alla concorrenza.
Le nanotecnologie sono in grado di influenzare molti settori produttivi e la vita quotidiana, con un tempo relativamente rapido di sbocco sul mercato dei cosiddetti 'nano-related products'.
Si prospetta, quindi, un futuro roseo per il business legato alla ricerca nanotecnologica. Secondo un rapporto Oecd (Organisation for economic co-operation and development) del 2009, "entro il 2015 il mercato globale delle nanotecnologie potrebbe, nelle previsioni più ottimistiche, raggiungere i 3 mila miliardi di dollari e, in quelle più prudenti, arrivare a mille miliardi di dollari".
Roberto Nicchi