Saggi

Stanze e palazzi visti con l'occhio di Linke

di Marco Ferrazzoli

Il fotografo ha raccolto ne 'Il Corpo dello Stato', immagini delle sedi della pubblica amministrazione, tra 'normalità' e lusso discreto, ufficialità e aspetti inconsueti, aspetti storici e modernità. In copertina, la Sala Fermi del Cnr. Il volume verrà presentato il prossimo 21 ottobre al Maxxi di Roma

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È molto facile, quasi scontato, iconizzare nelle sedi istituzionali i limiti dell'amministrazione pubblica: già il nome di ‘palazzi' evoca ormai, per antonomasia, l'idea di roccaforti nelle quali la ‘casta' conserva i propri privilegi, rinchiudendosi come in una turris eburnea lontana dal ‘paese reale', dalla vita e dai problemi della ‘gente'. Riportiamo queste considerazioni con abbondanza di virgolette proprio perché, per usare una metafora in tema, spesso si tratta di meri ‘luoghi comuni'.

Armin Linke ha scelto una strada diversa, che però non è nemmeno quella, opposta ma altrettanto deformante, di rappresentare i ‘palazzi' del potere pubblico in un'ostentata magnificenza, quella che soprattutto un tempo (e talvolta ancora oggi) viene utilizzata dai relativi inquilini per porre gli ospiti in una condizione di immediata sudditanza psicologica. Il fotografo ha scelto in questa sua raccolta, sin dal titolo ‘Il Corpo dello Stato', la via più difficile, quella del realismo oggettivo.

Le stanze che ci vengono mostrate sono ‘normali', ovviamente nella loro particolarità funzionale. Alcune appaiono decisamente ma non esageratamente lussuose, in particolare quelle del Quirinale, dove però l'occhio discreto dell'autore ha saputo cogliere il particolare che ci svela come l'umanità di chi le abita, in questo caso il presidente Giorgio Napolitano, possa trovare il proprio spazio, pur nell'austerità della scenografia generale, con una foto poggiata sulla scrivania che lo ritrae insieme a un bambino.

In altri casi, la modernità si impone come protagonista, per esempio nel Centro Menichella dove vengono effettuate per via telematica ingenti transazioni bancarie, oppure come una nuova arrivata alla quale bisogna far posto, ed è curioso vedere come i box per la traduzione simultanea della Banca d'Italia abbiano trovato posto tra le lacche della saletta cinese.

La creatività dell'artista si esprime poi attraverso il variegato rapporto tra gli oggetti inanimati e le persone: a sale completamente vuote, dove magari soltanto qualche foglio di carta attesta la presenza o l'attesa di chi ci lavora, come nella foto di copertina che ritrae la Sala Fermi del Consiglio nazionale delle ricerche, si alternano altre nelle quali il ‘corpo dello Stato' inteso in senso personale si affaccia furtivo, con riprese volutamente mosse, a sottolineare come la continuità delle istituzioni sia in qualche modo affidata più ai luoghi che agli esseri umani. Un gesto, a volte, permette di cogliere una quotidianità dall'alto valore simbolico, ad esempio laddove un commesso di Palazzo Chigi sistema una copia della Costituzione nell'apposita teca.

La cifra del lavoro di Linke - sostenuto fortemente dalla Fondazione Maxxi di Roma, diretta da Anna Mattirolo, dove il volume verrà presentato il prossimo 21 ottobre - sta proprio in questa discrezione con la quale ha saputo imprimere il proprio messaggio stilistico, che certo non va confusa con una affrettata semplicità (il lavoro è durato due anni, solo le tre immagini del CNR sono frutto di un lavoro di giorni). ‘Il Corpo dello Stato' è un libro che può essere apprezzato dal pubblico di qualunque genere, anche per la scelta ‘popolare' di realizzarlo a colori, consentendo così di scoprire una vera e propria scala cromatica delle sedi istituzionali, dai crema e dai grigi discreti ai rossi accesi.

Il fotografo va ringraziato anche per la scelta di inserire in questo ‘corpo' la ricerca pubblica, che ne costituisce un organo vitale, ma non sempre adeguatamente considerato.

M. F.

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titolo: Il corpo dello Stato
categoria: Saggi
autore/i: Linke Armin
editore: Jrp/Ringier
pagine: 126

  

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