Dagli 'affezionati' della trasmissione di Radio 2 Rai il 'Ruggito del coniglio' ancora tre domande sulla ricerca.
Un ascoltatore chiede come mai l'avventuroso regista canadese, James Cameron, sia riuscito a raggiungere la Fossa delle Marianne, mentre una simile impresa è tanto difficile per gli enti di ricerca internazionali. La risposta risiede ovviamente nella capacità di investire in queste imprese. "È un paradosso che per certi versi la Luna sia più conosciuta delle grandi profondità marine", commenta Marco Taviani dell'Istituto di scienze marine del Cnr. "Come per l'esplorazione spaziale, la conoscenza diretta di questi fondali presenta molteplici difficoltà e richiede tecnologie sofisticate e costose. Un batiscafo dovrebbe essere in grado di resistere a pressioni di oltre 1.000 atmosfere, come accade nella Fossa delle Marianne. L'oceanografia scientifica forse non ritiene così prioritario questo settore rispetto ad altre ricerche marine più standard e forse anche più utili per conoscere gli oceani. Non è un caso che per molto tempo la discesa di Piccard nel 1960 non abbia avuto emuli".
Roberto Volpe, del Servizio prevenzione e protezione del Cnr, risponde invece sul tema dei vaccini, ammettendo che in materia c'è ancora molta confusione: "Alle dichiarazioni ufficiali del ministero della Salute e delle società scientifiche si contrappongono talvolta i pareri differenti di associazioni mediche o singoli professionisti i quali in alcuni casi non si vaccinano contro l'influenza, trasmettendo un messaggio fuorviante ai pazienti", spiega. "Ma basta rivolgersi al medico o al farmacista di fiducia per fare una scelta consapevole e di buon senso: con dati e statistiche alla mano è chiaro che i possibili rischi da reazione sono nettamente comunque inferiori rispetto ai vantaggi. Prendiamo l'esempio della encefalite da anti-morbillo: questo pericolo è di un caso su 10.000, mentre il rischio della stessa patologia da morbillo è di un bambino su 1.000".
Un altro ascoltatore chiede come mai le pale eoliche siano proprio tre. "La prima turbina eolica automatica per la produzione di elettricità dell'era moderna aveva 144 pale. Fu costruita negli Usa da Charles F. Brush, nel 1888, era in legno di cedro ed essendo molto pesante produceva solo 12kW", spiega Anna Maria Sempreviva dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr. "Risale invece ai primi anni del 1900 la turbina ad asse orizzontale a tre pale del danese Paul La Cour, un buon compromesso tra efficienza, equilibrio, costi di produzione, rumore ed estetica".