L'altra ricerca

Alla scoperta dei geoneutrini

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di Rosanna Dassisti

Sotto il Gran Sasso, nei laboratori dell'Infn, osservati per la prima volta al mondo particelle provenienti dall'interno della Terra. Grazie all'esperimento Borexino

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Nei laboratori dell'Istituto di fisica nucleare (Infn) del Gran Sasso sono stati osservati, per la prima volta al mondo in modo certo, i 'geoneutrini', gli antineutrini, particelle provenienti dall'interno della Terra, là dove si forma il calore del nostro pianeta. Questo importantissimo risultato, pubblicato su arXiv.org, è stato  raggiunto grazie all'esperimento Borexino, al quale collaborano ricercatori di istituti italiani, tedeschi, polacchi, statunitensi e russi, coordinati dal professor Gianpaolo Bellini dell'Infn di Milano. I fisici definiscono i neutrini e gli antineutrini come le particelle più piccole e 'elusive' di antimateria scoperte finora. Queste leggerissime particelle ci dicono che migliaia di chilometri sotto la crosta terrestre, degli elementi radioattivi come l'uranio si decadono, cioè trasmutano, e producono enormi quantità  di quel calore che muove i continenti, scioglie le rocce e le trasforma in magma e lava per i vulcani. Si tratta di particelle piccolissime, la cui massa non è ancora stata misurata, prive di carica elettrica che raramente interagiscono con la materia, motivo per cui riescono ad attraversare tranquillamente barriere spesse chilometri. Secondo gli scienziati dell'Infn, i geoneutrini rappresentano la prova che questa radioattività sia una delle principali fonti di energia del pianeta, anche se probabilmente non l'unica. Sembra inoltre smentita la teoria secondo la quale a produrre il calore al centro della Terra vi sarebbe un enorme 'reattore nucleare'. Prima di oggi, ricercatori giapponesi avevano intravisto dei segnali che riconducevano all'esistenza dei geoneutrini, ma i loro rivelatori, erano disturbati dagli antineutrini provenienti da centrali nucleari troppo vicine. Solo nei Laboratori del Gran Sasso si è potuto avere un segnale genuino della radioattività naturale del nostro pianeta. "Questa scoperta apre una nuova era nello studio dei meccanismi che governano l'interno della Terra", ha commentato Bellini. "Uno studio esteso dei geoneutrini darà la possibilità di avere informazioni più precise sul calore prodotto nel mantello terrestre, e quindi sui moti convettivi che sono alla base dei fenomeni vulcanici e dei movimenti tettonici. Il successo di questo studio è stato reso possibile dalle nuove tecnologie da noi sviluppate al laboratorio del Gran Sasso, che ci hanno permesso di raggiungere in Borexino livelli di purezza da elementi radioattivi mai raggiunti prima".