Le imprese investono di più in ricerca e digitale
Il dato emerge dalla relazione annuale della Banca d'Italia, relativa all'anno 2017. L'attività innovativa e la propensione all'adozione di nuove tecnologie si sono rafforzate, favorite anche dalle agevolazioni governative introdotte negli ultimi anni. Rimane modesto però il confronto internazionale
Nella relazione annuale sul 2017, la Banca d'Italia evidenzia un aumento per la spesa italiana in ricerca e sviluppo (R&S) dal 2015, soprattutto per la crescita delle risorse a favore delle imprese private più produttive, con un incremento delle attività di ricerca e l'adozione delle nuove tecnologie digitali. I maggiori investimenti sono stati favoriti dalle misure pubbliche di sostegno introdotte negli ultimi anni come il supporto alle start up, la tassazione agevolata sui redditi derivanti dall'utilizzo di brevetti (il patent box) e l'iper ammortamento fiscale per la digitalizzazione dei processi produttivi che hanno inciso sul dato complessivo degli investimenti. “Pur rimanendo contenute nel confronto internazionale, l'attività innovativa e l'adozione delle nuove tecnologie si sono rafforzate”, sostiene Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia. “La spesa in ricerca e sviluppo, ancora inferiore a quella degli altri principali Paesi, è aumentata di quasi il 20% dal 2015, riflettendo la forte crescita della componente privata. I miglioramenti sul fronte dell'innovazione sono anche frutto delle misure che hanno interessato l'intera catena produttiva dal 2012”.
Le imprese che hanno impiegato almeno un'agevolazione per gli investimenti del piano Impresa 4.0 sono aumentate di circa il 50%, con un'accelerazione del 3,8%. Anche se l'indagine indica un recupero della competitività sui mercati internazionali, le aziende che s'impegnano in modelli più efficienti sono però ancora poche e gli investimenti sono inferiori a quelli degli altri Paesi europei. Tale insufficienza è dovuta ai vari nodi strutturali che frenano i risultati della produttività, come i tempi lunghi della giustizia, la concorrenza, l'illegalità e la tassazione dei fattori della produzione. “Questi fenomeni si alimentano a vicenda. E insieme con l'inadeguatezza dei processi di pianificazione, selezione e realizzazione delle opere, contribuiscono a spiegare le carenze nella dotazione di infrastrutture che limitano le potenzialità di crescita dell'economia”, prosegue Visco. Nel 2017 solo il 9% delle imprese ha introdotto processi di gestione integrata delle informazioni nelle attività produttive, contro il 17% della Germania e il 15% della Francia.
Un'istantanea sulle performance delle imprese italiane giunge dal 'Rapporto sulla competitività dei settori produttivi' presentato dall'Istat lo scorso marzo: tra le piccole e medie imprese, una su tre è digitalizzata e solo il 3% raggiunge quella che viene definita tecnicamente la 'digitalizzazione avanzata'. Secondo l'Istituto di statistica, nel 2018 aumenteranno gli investimenti che ridurranno il gap digitale nel nostro Paese.
Tra le realtà imprenditoriali italiane, la Barilla ha annunciato che investirà un miliardo di euro in cinque anni nei propri stabilimenti, metà dei quali in Italia: il 60% verrà speso per il miglioramento di processi e nuove tecnologie e il restante per supportare innovazione e crescita del brand. Il polo industriale di Rubbiano (Parma), oltre a raddoppiare la capacità produttiva, diventerà un modello di innovazione e di tecnologie 4.0.