Vita Cnr

La produzione nell'era globale

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di Maria Teresa Orlando

Il processo in corso ha favorito, in molti settori, la costituzione delle 'catene globali del valore’, nuove reti produttive che possono rappresentare una futura opportunità per le industrie italiane. L’Irces-Cnr fotografa il cambiamento in un volume edito dalla Fondazione Ansaldo

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È uscito il volume 'Evoluzione della grande impresa e catene globali del valore’, edito da Fondazione Ansaldo, a cura di Giovanni Zanetti. Il libro raccoglie i risultati di uno studio realizzato dall’Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile (Irces), ex Ceris del Cnr di Moncalieri, relativo alla nascita di 'catene globali del valore’ dove la struttura produttiva italiana può trovare una nuova e più efficace occasione di competitività. Obiettivo dello studio approfondire il problema della perdita di competitività dell’industria nazionale e analizzare le cause del suo declino, già sottolineato da molti studi.

Dai dati riportati nel volume si evince, ad esempio, che già nel periodo 2001-2007 il tasso di crescita medio annuo della produttività del lavoro è sceso allo 0.61% rispetto al 3.02% del quinquennio 1981-1985, segno evidente di un forte rallentamento. Inoltre, confrontando l’Italia con le principali economie industrializzate sui tassi medi di crescita sulla produttività totale (Tfp) emerge una situazione ancora peggiore. “L’andamento mostra una caduta di 1,5 punti percentuali in sette anni, arrivando, nel periodo 2001-2007, a un -0,23% rispetto al +3,36% della Germania e al + 4,27% del Giappone, la più grave crisi di produttività osservabile all’interno dell’area Ocse” afferma il direttore dell’Irces-Cnr, Secondo Rolfo.

Le cause sono da ricercare in una struttura industriale eccessivamente frammentata e 'ingessata’ su specializzazioni produttive a media tecnologia, più soggette alla concorrenza internazionale: “Un investimento troppo modesto in innovazione tecnologica è tra le cause principali del declino della grande impresa in Italia: le aziende maggiori dovrebbero invece assumere un ruolo decisivo nello sviluppo tecnologico”.

In questo quadro si inserisce, tuttavia, la possibilità per l’industria italiana di evolvere verso forme di impresa più competitive, in un’ottica di sistema. “La globalizzazione e l’espansione del commercio internazionale hanno aperto nuove opportunità legate all’innovazione tecnologica che l’industria italiana potrebbe cogliere”, continua Rolfo. “Oggetti di uso comune come l’IPad o sistemi complessi come i grandi aerei da trasporto – pensiamo ad esempio ai Boeing - sono oggi realizzati da imprese distribuite in differenti paesi, operanti sotto il coordinamento di grandi player mondiali che mantengono saldamente le capacità di progettazione e commercializzazione”.

La produzione, cioè, sta evolvendo verso vere e proprie 'catene del valore’ (global value chain) composte da un insieme eterogeneo di imprese, con dimensioni diverse, che partecipano alle diverse fasi del processo produttivo, sviluppando una specializzazione prevalentemente tecnologica. “All’interno della catena si creano 'nodi’, punti nevralgici caratterizzati dalla produzione di particolari componenti o sottosistemi: il nostro studio ha cercato di individuare quelli strategici per ogni filiera, in cui si crea il maggior valore aggiunto e dove quindi è importante che l’industria italiana possa essere presente. Abbiamo preso in esame l’aeronautica, l’automotive e la chimica, in particolare la cosmetica”, conclude Rolfo. “Lo studio ha evidenziato una buona presenza delle imprese italiane in molti dei nodi strategici individuati, ma con un peso generalmente più modesto rispetto ai concorrenti stranieri, anche a causa delle dimensioni aziendali più limitate”. 

 

Fonte: Secondo Rolfo, Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile (Irces-Cnr), Moncalieri, tel. 011/6824913