Vita Cnr

Agroalimentare, il database della ricerca

Piante in serra
di Francesca Gorini

Il Cnr, attraverso due Istituti di ricerca di Torino, ha realizzato una piattaforma informatica 'open’ che rende accessibile un’ampia mole dati e immagini relative alle interazioni tra piante, microorganismi e virus. È  il primo e più grande 'repository’ italiano in campo agroalimentare e ambientale

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Nell’ambito del progetto 'V2P2 Repository’, avviato nel febbraio 2013 e recentemente concluso, l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) e l’Istituto di ricerca sull’impresa e lo sviluppo (Ceris) del Cnr di Torino hanno realizzato la prima e più grande piattaforma informatica 'open access’ dedicata a risultati di ricerca, dati e immagini nei settori agroalimentare e ambientale.

L’iniziativa si inserisce nel movimento 'OpenScience’, volto a rendere immediatamente accessibili a chiunque i dati primari, senza limitazione di copyright, brevetti o altri meccanismi di controllo. È in linea, inoltre, con l’impegno dell’Ente per sviluppare azioni specifiche per la diffusione dei prodotti risultanti dalle attività scientifiche, come previsto dalla 'dichiarazione di Berlino’ di cui è firmatario.

“'Repository', in inglese, indica un posto in cui depositare materiale che si vuole preservare”, spiega Simona Abbà dell’Ipsp-Cnr. “Nel nostro caso è stata creata un'infrastruttura informatica in cui abbiamo inserito, per ora, una piccola parte del materiale scientifico prodotto dagli ex Istituti di virologia vegetale e di protezione delle piante, confluiti nell’Ipsp-Cnr, in campo agroalimentare e ambientale; in particolare abbiamo immesso dati prodotti dalla ricerca scientifica nel campo delle interazioni tra piante, (micro)organismi e virus, nel rispetto delle norme sul copyright”.

Il lavoro ha richiesto diversi step. “Letteratura grigia, libri, pubblicazioni e materiale fotografico giacevano da anni e inutilizzati non catalogati negli archivi degli Istituti: il primo passo è stato visionare il materiale, selezionarlo e catalogarlo secondo metadati che potessero descriverlo nel miglior modo possibile. In un secondo momento il materiale è stato digitalizzato nel nuovo laboratorio di acquisizione delle immagini creato apposta per il progetto, inserito nel repository, messo in relazione con altri oggetti, condiviso e reso disponibile in base alle licenze 'Creative Commons’ a chiunque si colleghi al sito”, continua la ricercatrice.

Il sistema utilizza programmi open-source, che permettono di gestire elevate quantità di dati e scambiare i metadati con altri repository tramite il protocollo Oai-Pmh. Il risultato è un database multifunzionale, che aggrega i dati di più strutture di ricerca e che integra testi e immagini ad alta risoluzione di microscopia ottica ed elettronica.

“Attraverso questo progetto sono stati perseguiti obiettivi importanti, quali il recupero e il riutilizzo di un patrimonio scientifico di grande valore, la sua conservazione e valorizzazione e, in ultimo, un’attività di divulgazione della scienza”, conclude Abbà. “Ma siamo solo all’inizio: il patrimonio scientifico annovera, infatti, circa 30.000 diapositive in bianco e nero e altrettante a colori di soggetti macroscopici - piante infette, insetti vettori, radici, strutture fungine - e 60.000 tra negativi su lastra di vetro, negativi su pellicola piana e stampe su carta fotografica ottenuti con la microscopia ottica ed elettronica”.

Fonte: Anna Perin, Istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo, Moncalieri , email A.Perin@ceris.cnr.it