Everest, le nuove regole
Salire sulla vetta più alta del mondo ora costa meno. Ma che impatto avrà questa agevolazione su ambiente e turismo? Il presidente del Comitato EvK2Cnr, Agostino Da Polenza, ribadisce la necessità
Si è molto discusso, anche in Italia, della riduzione che il Governo nepalese ha stabilito riguardo alle tasse da pagare per scalare le principali vette himalayane, circa un centinaio, tra cui soprattutto l’Everest, la montagna più alta del pianeta intorno a cui si concentrano i maggiori interessi turistici, ma anche i principali problemi ambientali. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 2015.
Oggi, il permesso in alta stagione e dalla via normale che passa dal Colle Sud costa 25.000 dollari a persona: le spese si riducono fino a 10.000 euro nel caso di un gruppo di massimo sette persone. Succede quindi che, per risparmiare, molte persone formino gruppi composti da perfetti sconosciuti, cosa che comporta seri problemi di sicurezza. La strategia è, quindi, quella di ridurre i costi per i singoli permessi, nel caso dell’Everest da 25.000 a 11.000 dollari, per scongiurare la formazione di gruppi improvvisati e avere, quindi, più sicurezza. Inoltre, il provvedimento mira a incoraggiare la presenza di alpinisti nei diversi periodi dell’anno, cercando di promuovere anche regioni e montagne meno frequentate. Un attento monitoraggio delle autorizzazioni e una gestione più oculata dovrebbe poi portare benefici anche a livello ambientale.
Le reazioni al provvedimento sono state però piuttosto negative. “Difficile fare una previsione precisa sulle conseguenze che queste decisioni porteranno”, afferma Agostino Da Polenza, presidente del Comitato EvK2Cnr, che da anni realizza progetti di ricerca e tutela ambientale in alta quota. “Oggi, su 500 persone che tentano la vetta dal versante nepalese, 450 fanno parte di spedizioni commerciali e quindi già pagano 10.000 dollari. Questo 90% di persone che tentano la vetta non sono in grado oggi né saranno domani di farlo senza il supporto delle agenzie e dell’ossigeno, per loro il discorso non cambia. Resta da capire, invece, se aumenteranno spedizioni di uno, due o tre alpinisti. In generale, mi preoccupano le conseguenze che l’aumento di 'incapaci in libera uscita’ possono avere sull’ambiente”.
La salvaguardia ambientale è l'obiettivo che andrebbe traguardato quando si prendono simili provvedimenti: “Il campo base dell’Everest”, prosegue Da Polenza “fa già i conti con cucine, infermerie, tende cibo, feci, cherosene e liquami di ogni genere prodotti da più di 1.000 persone per sei mesi all’anno. Alcune regole esistono, ma molti problemi rimangono aperti. Per non parlare dei rifiuti che vengono lasciati dalle spedizioni sui campi alti”.
Le nuove regole adottate dal Governo nepalese a riguardo dicono che ogni persona che salirà oltre il campo base dovrà portarsi indietro otto chili di spazzatura. “Stiamo a vedere. Di certo quel che viene abbandonato sul ghiacciaio, prima o poi, riaffiora più a valle. E questo può portare a gravi conseguenze ambientali e sanitarie” , conclude il presidente di EvK2Cnr.
Fonte: Agostino Da Polenza, Comitato Everest-K2-Cnr, tel. 035/3230511 , email evk2cnr@evk2cnr.org