Vita Cnr

Droni archeologi per riscoprire il passato

Drone "Indiana Jones"
di Francesca Gorini

L’utilizzo di velivoli a pilotaggio remoto in ambito archeologico permette di mappare e ricostruire virtualmente siti di particolare interesse storico-artistico. Dalla riscoperta della cittadina sannita di Cerreto Vecchia al modello digitale della necropoli pompieana di Porta Nocera, fino alla mappatura del sito peruviano di Pachacamac

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Un drone di nome 'Indiana Jones' non poteva che essere un archeologo. Si chiama così, infatti, il velivolo a pilotaggio remoto messo a punto dal distretto 'Stress-Città del futuro’ in collaborazione con gli Istituti Cnr per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) e per i beni archeologici e monumentali (Ibam), sperimentato nell’ambito del progetto 'Provaci’ ('Tecnologie per la protezione sismica e la valorizzazione di complessi di interesse culturale’ - Pon 'Ricerca e competitività’ 2007-2013).

'Indiana’ ha svolto la sua prima missione sorvolando l’area di Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, con l’obiettivo di mappare e ricostruire virtualmente la parte più antica della cittadina - Cerreto Vecchia - rimasta sepolta dal terremoto che l’ha colpita nel 1688. Per far questo, è stato attrezzato con un sistema lidar avanzato per rilievi scanner e fotografici e altre tecnologie grazie alle quali sono stati acquisiti i primi dati necessari alla ricostruzione. “Lo strumento rende possibile un rilievo tridimensionale della zona attraverso impulsi laser che, come un radar, forniscono nei segnali di ritorno informazioni relative all'oggetto colpito. In questo caso le coordinate che permettono di ottenere una mappa geografica”, spiega il direttore dell’Itabc-Cnr, Paolo Mauriello. Le immagini geolocalizzate hanno fornito una mappatura precisa del terreno sottostante, sulla base della quale si potrà procedere a una ricostruzione virtuale per poi 'guidare’ la fase di scavi sul campo mirati alla messa in sicurezza dell’area e alla catalogazione, o dove possibile restauro, dei reperti.

Ma il sito di Cerreto Vecchia non è il solo che vede all’opera i 'droni archeologi’. L’Ibam-Cnr è coinvolto nel 'Pompei Sustainable Preservation Project’, che mira alla ricostruzione digitale della necropoli di Porta Nocera attraverso un modello a cui lavorano diversi esperti - archeologi, topografi, informatici, fotografi, esperti di computer graphics - basato sui rilievi fotogrammetrici acquisiti attraverso voli a bassa quota. “Il modello intende porsi come uno strumento innovativo di analisi e studio rendendo possibile la ricostruzione e riproduzione del sito senza limiti di scala o dettaglio, e permettendo di svolgere analisi mai eseguite prima”, afferma il direttore dell’Ibam-Cnr Daniele Malfitana. La necropoli custodisce resti di sepolture di età romana tra cui un edificio funerario databile tra il 14 e il 37 d.C. Accanto al Cnr, sono impegnati nel progetto, Università di Oxford, Fraunhofer Institute for Building Physics,  Ludwig-Maximilians Universität di Monaco, Deutsches Archäologisches Institut di Roma e Università di Pisa.

Ha sorvolato, infine, il sito archeologico di Pachacamac, in Perù, il drone della Missione Itaca, svolta nell’ambito di un accordo con il Consejo National de Ciencia, Tecnologìa e Innovacìon Tecnològica (Concytec) di Lima. In questo caso lo scopo era fornire informazioni preliminari - utilizzando tecniche di prospezione geomagnetica, riprese fotogrammetriche tramite drone e ricognizioni di supporto - per futuri progetti di scavo di un’area frequentata già a partire dal 900 a.C, fino al periodo Inca (XV sec.). Alla missione hanno partecipato Nicola Masini (direttore della missione), Maria Sileo e Antonio Pecci (Ibam-Cnr), Rosa Lasaponara (responsabile del progetto bilaterale) e Felice Perciante (Imaa-Cnr).  

Fonte: Daniele Malfitana, Istituto per i beni archeologici e monumentali, Catania; Paolo Mauriello, Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, Monterotondo Stazione, tel. 06/90625274

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