La logica della rete, innovazione e ricerca al servizio del medico e del paziente, ha dato vita alla Network medicine, che comprende non solo la partecipazione, le competenze e le specificità dei centri di ricerca, ma anche la metodologia utilizzata per costruire un nuovo approccio alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive. La Network medicine combina la teoria delle reti e la biologia dei sistemi complessi: il tradizionale assunto in base al quale tutti i pazienti che presentano sintomi analoghi abbiano la stessa malattia e debbano ricevere le medesime cure viene ribaltata, utilizzando la possibilità di analizzare in breve tempo numerosi dati biologici a livello molecolare, per individuare le variazioni genetiche, il metabolismo cellulare, l'interazione tra le proteine. La sfida è la creazione di profili altamente individualizzati dei singoli pazienti, per arrivare a cure sempre più personalizzate e costruire “mappe di malattia” che permettano di evidenziare le interazioni e gli scambi a livello molecolare tra manifestazioni patologiche, come nodi di una rete.
Questo approccio, già utilizzato per le patologie cardiovascolari e il cancro, per la prima volta viene applicato al campo delle malattie infettive, dove il livello di complessità è maggiore, legato all'interazione tra paziente, agente infettante, fattori ambientali e sociali che modificano la risposta dei pazienti alle infezioni e alle cure. “La costituzione della rete di ricerca sulle malattie infettive è un obiettivo impegnativo e potrà costituire un modello metodologico per le importanti sfide che si presenteranno nei prossimi anni, prima tra tutte la resistenza antimicrobica”, conclude Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Inmi Spallanzani.