La ricerca ai Poli
In Artico e Antartide, il Cnr guida progetti internazionali d’eccellenza per comprendere e affrontare le sfide scientifiche del momento, come quella del cambiamento climatico. Protagonista di queste ambiziose ricerche agli estremi della Terra, l’Istituto di scienze polari del Cnr, con i progetti Sentinel, Ice Memory e Beyond EPICA-Oldest Ice
Opposti per posizione, i luoghi più freddi del Pianeta, il Polo Nord e il Polo Sud, rimandano nell’immaginario collettivo ad atmosfere rarefatte e incantate, dove si manifestano quei fenomeni spettacolari dati dalle aurore boreali e australi. Queste estremità geografiche, isolate e silenziose, sono anche degli avamposti della ricerca d’eccellenza, dove il Cnr guida progetti internazionali cruciali per comprendere ed affrontare le sfide scientifiche del momento, come quella del cambiamento climatico.
Un esempio è il progetto “Sentinel” al Polo Nord, in Artico, coordinato dall’Istituto di scienze polari (Isp) del Cnr e finanziato dal Programma di Ricerca in Artico (PRA). I ricercatori hanno effettuato carotaggi presso il ghiaccio dell’Holthedalfonna, alle isole Svalbard per studiare le dinamiche e le conseguenze della riduzione del ghiaccio marino. “Miriamo a determinare quale sia l’impatto del ritiro del ghiaccio marino sull’atmosfera, in particolare sui processi chimici del bromo e del mercurio. I dati ottenuti saranno confrontati con i dati satellitari sull’estensione del ghiaccio marino e con le misure di bilancio di massa del ghiacciaio stesso, eseguite dall’Istituto polare norvegese”, spiega Andrea Spolaor, coordinatore di Sentinel e ricercatore del Cnr-Isp. “I ghiacciai a queste quote - con l’attuale tasso di riscaldamento e l’aumento della fusione in estate - stanno perdendo le informazioni climatiche registrate al loro interno, compromettendo la ricostruzione del cambiamento climatico affrontato dalla Terra nel corso del tempo”.
Per questo motivo, sul ghiacciaio dell’Holthedalfonna, nel 2023, il team di ricerca di Sentinel ha portato a termine una complessa campagna di perforazione in collaborazione con il progetto internazionale Ice-Memory, guidato per l’Italia dal Cnr-Isp e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, che ha come obiettivo proprio quello di prelevare, in tutto il mondo, campioni dei ghiacciai a rischio riduzione o estinzione e portarli in salvo in un grande archivio del ghiaccio in Antartide. Grazie a questo sforzo congiunto, il team di ricerca è riuscito a estrarre dal ghiacciaio norvegese tre carote di ghiaccio profonde, una delle quali sarà trasferita in Antartide e conservata, per le future generazioni di scienziati, a -50° in una grotta di neve presso la Stazione italo-francese Concordia.
Foto: Federico Scoto PNRA/IPEV
E passando al Polo Sud, in Antartide, proprio a 35 km da Concordia, precisamente a Little Dome C, si sta svolgendo la quarta campagna scientifica di Beyond EPICA Oldest Ice, ambizioso progetto finanziato dalla Commissione europea, guidato dal Cnr-Isp, a cui partecipano 12 istituzioni scientifiche internazionali. Obiettivo del progetto, ricostruire, tramite la perforazione della calotta antartica, la storia climatica del Pianeta tornando indietro nel tempo fino a 1 milione e mezzo di anni fa. “Quest’anno proseguiamo la perforazione dalla profondità raggiunta la scorsa stagione, 1.836 metri, fino ad arrivare a 2.750 metri, dove si prevede di trovare il substrato roccioso”, spiega Carlo Barbante, coordinatore del progetto, ricercatore associato al Cnr-Isp e professore ordinario all’Università Ca’ Foscari Venezia. “A questa profondità il ghiaccio potrebbe contenere registrazioni della storia climatica della Terra risalenti a 1,5 milioni di anni fa, rivelando per la prima volta informazioni dirette sulla temperatura atmosferica e sulle concentrazioni di gas serra”.
Quella in corso è la campagna decisiva dell’intero progetto europeo. “Il nostro obiettivo è raggiungere il fondo della calotta entro questa campagna e trasportare i campioni di carote di ghiaccio in Europa, mantenendo una temperatura della catena del freddo di almeno -50°C”, prosegue Barbante. “Se riusciremo in questo, segneremo un momento storico per la scienza del clima e dell'ambiente. Inoltre, questo risultato ci permetterà di concentrare la prossima e ultima campagna sulla replica della parte più profonda della carota di ghiaccio e di iniziare la chiusura del campo Little Dome C”.
“Attualmente siamo al sesto e penultimo anno di finanziamento europeo. L'esito di questa campagna sarà fondamentale per rispettare il piano di lavoro e raggiungere i risultati attesi concordati con la Commissione Europea”, conclude Chiara Venier, tecnologa del Cnr-Isp e project manager di Beyond EPICA. “Gli scienziati e il personale logistico in campo, sia durante questa campagna che nelle precedenti, stanno svolgendo un lavoro straordinario: lavorare in un ambiente estremo come l’Antartide richiede non solo competenze scientifiche e tecniche di alto livello, ma anche grande dedizione ed una forte collaborazione internazionale”.
Le attività del progetto beneficiano della sinergia con le ricerche condotte nell'ambito del PNRA, finanziato dal Ministero dell’università e della ricerca e gestito dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall'Enea per la pianificazione logistica e l'organizzazione delle attività nelle basi antartiche e dall’Ogs per la gestione tecnico-scientifica della rompighiaccio Laura Bassi.
Fonte: Carlo Barbante, Università Ca’ Foscari, Istituto di scienze polari, barbante@unive.it; Andrea Spolaor, Istituto di scienze polari, andrea.spolaor@cnr.it; Chiara Venier, Istituto di scienze polari, chiara.venier@cnr.it