Focus: I giovani e la ricerca

Da grande? Farò l'animatore

Animatrici al Festival della Scienza
di Francesca Gorini

L'offerta sempre più ampia di festival, mostre e laboratori caratterizzati da approcci hands-on ha favorito lo sviluppo di una nuova figura professionale di grande successo tra i più giovani: l'animatore scientifico, capace di coniugare rigore e divertimento, empatia e passione. Il Festival della scienza di Genova è un'occasione per mettersi alla prova

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In principio era l'Exploratorium di San Francisco, il più famoso e longevo science center internazionale, in cui era facile imbattersi in giovani pronti a spiegare in maniera divertente un fenomeno fisico, una formula chimica o a mettere il pubblico alla prova con esperimenti, quiz, giochi. Oggi, l'approccio hands-on (letteralmente 'mani sopra'), è diventato il tratto distintivo di mostre ed exhibit in numerose manifestazioni di divulgazione organizzate in tutta Italia, favorendo anche nel nostro Paese lo sviluppo di una nuova professionalità, quella dell'animatore scientifico. Ragazzi e ragazze svolgono così un ruolo fondamentale: catturano gli spettatori più giovani incuriosendoli e coinvolgendoli, mettono a proprio agio gli adulti, interessandoli e fornendo spunti di riflessione.

Il Festival della scienza di Genova, la cui ultima edizione si è svolta lo scorso ottobre, 'assolda' ogni anno 500 giovani animatori: dal 2003 ad oggi sono stati quindi migliaia i “ragazzi con la maglietta del Festival” che hanno vissuto quest'esperienza. Nel tempo, molti di loro sono diventati a loro volta progettisti di laboratori ed exhibit, portando idee nuove per le edizioni successive.

Per l'animatore la preparazione è un requisito essenziale, ma non basta, servono anche competenze di comunicazione, improvvisazione, gestione dei flussi di pubblico. Quella che conta maggiormente, però, è la capacità di entrare in contatto con il pubblico, di renderlo partecipe. “Il vero valore aggiunto è la passione dei ragazzi, quella che permette loro di trasmettere al pubblico il proprio bagaglio di conoscenze, di farlo rivivere nell'esperienza della visita”, afferma Giovanni De Simone del Cnr, presidente del Comitato di programma del Festival di Genova.  

Un laboratorio del Festival della Scienza

Giorgia, 30 anni, una laurea in biologia marina e un master in Conservazione degli oceani, è stata una delle animatrici della mostra 'Aquae. Il futuro è nell'oceano', una delle proposte del Cnr al Festival: “Poter parlare di argomenti che ho studiato e che oggi sono di grande attualità scientifica, come l'inquinamento marino da plastiche o il riscaldamento globale, è stato estremamente stimolante. Un'esperienza che mi ha convinta del fatto che la divulgazione dovrebbe essere un'attività costante a tutti i livelli: è, infatti, l'anello che mette in relazione comunità scientifica e società. I momenti più belli? Ricevere un applauso o un abbraccio a fine visita da persone sconosciute fino a pochi minuti prima, che si sono lasciate conquistare dal mio fiume di parole”.

Positiva anche l'esperienza di Sara, studentessa di chimica impegnata nel laboratorio 'Gocce schizzinose' organizzato dal Cnr-Icmate per spiegare le proprietà di bagnabilità delle superfici: “A contatto con gli studenti si imparano presto piccoli trucchi per catturare l'attenzione, ma in generale il livello di interesse è sempre molto alto quando si dà al visitatore la possibilità di 'fare qualcosa'”, afferma. Concorda Lucia, dottorato in Nanotecnologie, che svolge l'attività di divulgatrice anche durante l'anno nelle scuole: “Empatia e piacere di stare con le persone sono le caratteristiche basilari: solo se si possiede quest'attitudine ci si può divertire anche lavorando”.

Conclude Giulia: “Pur non avendo un background specifico in medicina, sono stata assegnata alla mostra 'Racconti e ritratti di medicina e malattia'. Ho cercato di trasmettere il mio interesse per l'argomento a scolaresche e pubblico generico, a partire da riferimenti come la peste descritta da Manzoni o la pazzia di Don Chisciotte. Ma il ruolo dell'animatore va ben oltre la memoria delle nozioni scolastiche: bisogna coinvolgere il pubblico, stare attenti alle differenze tra uno spettatore e l'altro, creare fili rossi attraverso i percorsi e le opere proposte. Abbiamo usato anche un gioco-contest sui social, che sono uno strumento ormai ineludibile per comunicare con i ragazzi”.

 

Fonte: Giovanni De Simone, Cnr-Spr Partecipazioni societarie e convenzioni, presidente del Comitato di programmazione del Festival della Scienza, tel. 06/49933503 , email giovanni.desimone@cnr.it -