Bonaparte in mostra nella Capitale

L'esposizione "Napoleone e il mito di Roma", aperta fino al prossimo 30 maggio ai Mercati traianei-Museo dei Fori imperiali, ripercorre il rapporto con il mondo classico, visto come costante fonte di ispirazione anche per motivi propagandistici. Oltre cento le opere esposte, provenienti da collezioni italiane e straniere
La mostra “Napoleone e il mito di Roma”, riaperta al pubblico dopo il lockdown e visitabile fino al 30 maggio 2021, è una delle mostre più rilevanti per celebrare il bicentenario della morte di Bonaparte per il modo in cui ripercorre simbolicamente il rapporto tra l'Imperatore e il mondo classico romano, visto come fonte di ispirazione, e modello costante. La scelta come sede dei Mercati Traianei presso il Foro Romano, con l'area a sud della Colonna di Traiano, era già stata presa a modello da Napoleone per la realizzazione della Colonna Vendôme a Parigi (1806-10), liberata e messa in evidenza proprio dagli scavi del Governo napoleonico (1814). In una sorta di emulazione-gemellaggio, i francesi volevano infatti trasferire su Roma i criteri parigini di progettazione urbanistica per farne una seconda Parigi e, al contempo, ispirarsi alla Roma imperiale per celebrare la magnificenza di Napoleone e della sua dinastia.
Il percorso espositivo è costituito da tre macro-sezioni interconnesse, con oltre cento opere (dipinti, marmi, stampe, gemmologia, arti minori e medaglie) provenienti dalle collezioni capitoline e da altre italiane e straniere. La prima sezione evidenzia il rapporto tra Napoleone e la classicità: modelli e riferimenti a partire dalla sua formazione fino alla sua divinizzazione, espressi attraverso opere come il gesso di Louis Rochet per la statua di Napoleone cadetto a Brienne dal Musée d'Yverdon et Région (Yverdon-les-Bains), il bronzo di Alessandro Magno a cavallo proveniente dal Museo archeologico nazionale di Napoli e il monumentale bronzo di Napoleone I, con le fattezze di un imperatore romano con corona d'alloro, proveniente dal Louvre, opera di Lorenzo Bartolini. Un fil-rouge lega quindi Napoleone ad Alessandro Magno e a Cesare, che prima di lui fece propria l'“imitatio Alexandri”, per strategia, visione e audacia. Presenti anche la copia moderna del famoso busto di Annibale dal Quirinale e il ritratto marmoreo di Augusto proveniente dai Capitolini.
La seconda è dedicata al rapporto che Napoleone ha con l'Italia e Roma. Opere di rara bellezza ne illustrano il ruolo di Re d'Italia, come il gruppo scultoreo del noto artista neoclassico Camillo Pacetti “Napoleone ispira l'Italia e la fa risorgere a più grandi destini” (Castello di Fontainebleau), e due ritratti di Napoleone provenienti da Milano (Galleria d'Arte Moderna e Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento). Quanto alla citata e ambiziosa operazione di restyling urbanistico che il Governo napoleonico voleva applicare a Roma, l'istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi ne è espressione e punto focale: aperta dal ritratto di Antonio Canova (Musei Capitolini) - indiscusso protagonista del panorama artistico dell'epoca, chiamato a Parigi nel 1802 proprio per scolpire il busto-ritratto del futuro Re di Francia - autore del Busto di Pio VII, sempre proveniente dai Capitolini, esposto nella sala dedicata al problematico rapporto di Napoleone con il Papato e la religione. L'artista ebbe rapporti cordiali ma distaccati con Napoleone, avendo difficoltà a simulare la sua disapprovazione sulle spoliazioni e la fine della Repubblica di Venezia. Va ricordato che proprio grazie alle trattative diplomatiche di Antonio Canova per conto di Papa Pio VII e del suo successore, capolavori come il “Laocoonte” e dipinti della Pinacoteca Vaticana furono restituiti, con la clausola che fossero fruibili in un museo aperto al pubblico.
La terza area approfondisce la ripresa del repertorio iconologico classico durante il periodo napoleonico come, ad esempio, l'aquila romana sul vessillo del 7° Reggimento Ussari dal Musée de l'Armée di Parigi. Tale ripresa dell'antico come strumento propagandistico fu fondamentale per la Campagna d'Egitto (valenza culturale e militare); ciò è ben descritto dalla stampa di Girardet del Museo Napoleonico di Roma “Il generale Napoleone Bonaparte alle Piramidi”, dalla statuetta bronzea di C. J. Meurant dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio “Bonaparte su un dromedario”, per passare alle cinque lastre del fregio raffiguranti “Il trionfo di Alessandro Magno in Babilonia” di Bertel Thorvaldsen, lo scultore danese rivale di Canova (Musei civici di Pavia), questi aveva scolpito lo stesso tema per un fregio del Quirinale (1812), in occasione dell'allestimento degli appartamenti della famiglia imperiale, mai abitati dai Bonaparte perché Napoleone non raggiunse mai Roma.
A chiudere la mostra il famoso quadro di François Gérard raffigurante “Napoleone con gli abiti dell'incoronazione” (1805, Ajaccio, nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts): l'imperatore còrso è rappresentato nel momento di massima gloria e il dipinto è una summa dell'uso simbolico delle insegne classiche del potere (alloro, aquila etc.) riadattate alla sua persona per autocelebrazione: un accurato, acuto e spregiudicato recupero filologico finalizzato alla costruzione della leggenda del grande stratega e della famiglia imperiale.
Informazioni:
Che cosa: mostra ‘Napoleone e il mito di Roma’
Dove: Mercati di Traiano-Museo dei Fori Imperiali, Via IV Novembre 94, Roma
Quando: fino al 30 maggio 2021
Info: tel. 060608, e-mail: info@mercatiditraiano.it