Focus: Sport

A ciascuno il suo sport

A ciascuno il suo sport
di Naomi Di Roberto

Perdita di peso, aumento della resistenza aerobica, flessibilità motoria sono solo alcuni dei vantaggi che l'attività fisica produce negli individui di tutte le età. Per ricavarne benefici è importante però scegliere il tipo di attività più adatto al proprio organismo e al proprio carattere. Ne abbiamo parlato con Antonio Cerasa, neuroscienziato dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica del Cnr

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Lo sport fa bene al corpo, alla mente e allo spirito: aiuta a mantenersi in forma, a perdere peso, a scaricare stress e ansia ed è il primo alleato del nostro umore. Eppure, per far sì che l'attività fisica apporti benefici è importante scegliere lo sport più adatto al proprio modo essere e al proprio stile di vita. “I fattori che determinano la scelta dello sport da praticare sono numerosi, tra i più importanti ci sono la familiarità (un genitore che fa attività sportiva facilità l'ingresso del figlio in un particolare ambito), la personalità, l'educazione allo sport (studiare in una scuola con programmi sportivi particolari) e, infine, l'elemento più importante: la conformazione fisica. Per quanto riguarda la personalità, secondo recenti teorie scientifiche, non vi è una particolare predisposizione caratteriale legata al tipo di sport, ma più in generale le persone con forti tratti narcisisti e alessitimici (incapacità nel sapere esprimere le emozioni) sarebbero più efficienti nel gestire la pressione delle attività agonistiche”, afferma Antonio Cerasa, neuroscienziato dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica (Irib) del Cnr, “Alcuni sport necessitano di una particolare predisposizione fisica che facilita il percorso agonistico dell'atleta. La risposta alla domanda: 'quale sport devo scegliere?', potrebbe essere: 'provali tutti e poi scegli quello in cui ti senti più felice'. L'aspetto motivazionale legato alla scelta dell'attività sportiva è un altro fondamentale fattore da tenere presente, soprattutto nelle fasi più precoci della vita”. 

Esistono diverse tipologie di sport, quelli individuali, come il nuoto o il tennis, in cui l'atleta cresce autonomamente imparando a cavarsela da sé nei momenti di difficoltà; e quelli di squadra, dove o sportivo è invece al servizio di un gruppo coeso con cui si trova spesso a socializzare e confrontarsi. “Negli sport individuali lo scopo del coach è far lavorare l'atleta sulla correttezza nell'esecuzione del movimento e ciò può avvenire sia attraverso ordini vocali sia sfruttando i 'mirror neurons', sulla visione dell'atto motorio registrato su video e rivisto in terza persona dall'atleta. Quindi si parla più di un allenamento egocentrico, in cui tutte le attività mentali dello sportivo devono essere focalizzate sul proprio corpo e sul feedback che ne deriva. Nello sport di squadra, invece, il movimento del singolo è parte di un sistema più grande, che deve essere sincronizzato e armonico. Quindi il focus dell'atleta è sugli altri compagni più che sul proprio corpo. In questo caso potremmo parlare di allenamento allocentrico”, spiega il ricercatore.

Indipendentemente da quale attività fisica venga praticata, lo sport fa bene al corpo, alla mente e allo spirito, dal momento che non serve semplicemente a perdere peso, ma anche a sfogare lo stress accumulato durante la giornata, a gestire l'ansia, a migliorare l'umore. “La letteratura sugli effetti dello sport è vasta, ma in sintesi si può dire che l'esercizio fisico regolare fornisce diversi benefici fisici, psicologici e cognitivi a tutte le età e anche in caso  di patologie cardiologiche, psichiatriche e neurologiche”, conclude Cerasa. “Per benefici fisici si intendono: aumento della resistenza aerobica, miglioramento delle capacità di forza e flessibilità motoria, controllo del peso e riduzione del grasso corporeo. Per vantaggi psicologici, invece,  si intendono miglioramento della qualità della vita e riduzione di ansia e depressione. La letteratura sui benefici cognitivi dimostra poi un chiaro e forte effetto sulle funzioni esecutive e di memoria, che si manifestano soprattutto negli anziani e in alcune popolazioni di pazienti affetti da deficit neurologici”.

 

Fonte: Antonio Cerasa, Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica , email antonio.cerasa@cnr.it -

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