Saggi

Dallo storythinking all’AI, il passo è lungo un miliardo di anni

Copertina del libro
di M. F.

Angus Fletcher affronta la contraddizione per cui il nostro cervello ama imparare dalle “favole” partendo dalle cellule procariote, che misero a punto un procedimento meccanico per “regolarsi in base ai feedback ricevuti”. Si arriva così, passando per il cervello umano e la logica, alla nascita dell’intelligenza artificiale, su cui si concentra Manfred Spitzer, studioso di reti neurali

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La narrativa è una bugia pericolosa, “il poeta è un fingitore”. E la retorica, peggio ancora: ricordiamo come Socrate giudicasse i sofisti dei bugiardi che cercavano di apparire attendibili grazie al convincimento, quasi gli antesignani della persuasione occulta e delle fake news. Eppure, narrativa e retorica possono anche insegnare cose buone: conoscenza, apprezzamento del bello, valori morali e persino verità soprannaturali. Non veniamo da una “religione del Libro” e da una fede basata sulla “Buona novella”?

Angus Fletcher in “Story thinking” (Codice edizioni) affronta questa contraddizione per cui il nostro cervello ama imparare dalle “favole”, un’affascinante stranezza che conferisce alle storie un enorme potere, come dimostrano Bibbia e Corano, Signore degli Anelli e Frankenstein, Otello e Divina Commedia, Promessi sposi e seriali di Netflix, poemi omerici e B movie, manipolatori e demagoghi. L’autore da vent’anni combina la teoria narrativa, trame e personaggi di romanzi e film con le tecniche neuroscientifiche che permettono “di sbirciare nella scatola cranica”. A Hollywood (dove, sennò?) ha sottoposto migliaia di lettori e spettatori a “esperimenti progettati per cogliere il secondo alchemico in cui la narrazione si fonde con la coscienza umana, trasformandola”.

Nasce così lo studio sullo storythinking, che cerca di risalire a come - più di un miliardo di anni fa, ai tempi delle cellule procariote - i neuroni, non essendo senzienti, misero a punto un procedimento per “regolarsi in base ai feedback ricevuti, proseguendo per tentativi ed errori per arrivare a nuovi movimenti e creazioni”. Un primordiale meccanismo animale alle origini della vita stessa, che precede di molto esseri umani e linguaggio. Solo qualche centinaio di migliaia di anni fa l’azione creativa diventò una funzione del cervello umano. E la logica dei filosofi non data a più di cinquemila anni fa.

Lo storythinking indaga il gesto immaginativo alla base della riflessione sul perché e sul se, delle congetture su cause ed effetti, delle ipotesi di un agire diverso e dell’invenzione di personaggi e mondi inediti; un gesto che porta alla fondazione delle repubbliche come ai movimenti artistici, alle rivoluzioni politiche come alle astronavi, alla tecnologia come alla fantascienza. Dal narrare arbitrario e sganciato dai fatti si è però progressivamente affermato un pensiero più rigoroso e logico, che parte dalle supposizioni per giungere a regole formali, capaci di processare qualsiasi argomento. Il che, partendo dai sillogismi aristotelici, ha tra l’altro “contribuito alla nascita dell’intelligenza artificiale […] Qualunque cosa un algoritmo può (o potrà) pensare non è che logica nella sua forma più pura”.

Su quest’ultimo passaggio si concentra invece Manfred Spitzer, che si occupa di reti neurali da oltre trent’anni, inizialmente con modelli basati su un numero di neuroni molto ridotto (appena due dozzine, a breve si supererà quello del cervello umano) eppure già in grado di fornire evidenze sorprendenti sui meccanismi dell’apprendimento e su ciò che avviene all’interno del cervello quando memorizziamo ed elaboriamo informazioni. Aspetto interessante, questi modelli “al pari dei cervelli ma al contrario dei computer che di continuo crashano o si bloccano”, degenerano “con dignità”.

Le reti neurali oggi sono il modello d’affari delle imprese più ricche del pianeta e trovano applicazioni di grande interesse nella psichiatria computazionale e nel supporto fornito dall’intelligenza artificiale alla guerra e alle previsioni climatiche e sismiche. Dell’IA, il libro intende “illustrare quali siano le proprietà caratteristiche”, chiarire come funzioni, confrontarsi con le notizie riguardanti successi, svolte o addirittura rivoluzioni della ricerca. Spitzer osserva con disincanto: “Non esiste pressoché altro argomento (se si escludono la guerra in Ucraina e la crisi climatica) di cui si senta disquisire altrettanto spesso”.

Un dibattito in cui si mescolano amenità e curiosità quali “sapere se l’intelligenza artificiale sarà in grado di preparare il caffè”: centinaia di autori si sono occupati di test in cui l’IA è chiamata ad assemblare un mobile IKEA, a ottenere l’ammissione all’università o un’assunzione, già Alan Turing ragionava su come distinguere un computer da un essere umano che comunicano mediante telescrivente, mentre nei CAPTCHA richiesti per continuare la navigazione in un sito è l’umano a dovere dimostrare di non essere un robot.

Altre questioni analoghe e dibattutissime, se l’IA sia in grado di avere delle intuizioni, provare emozioni, se disponga di una coscienza. L’autore, con laico buonsenso, avverte che “tutto dipende da che cosa si intenda per emozione” e dal “definire in modo inequivocabile che cosa sia la coscienza”. Nel frattempo, peraltro, l’IA è cresciuta fino a risolvere i CAPTCHA e, parlando di Intelligenza Artificiale Generale (Artificial General Intelligence), a intrattenersi con videogiochi, generare didascalie, chiacchierare, impilare dei blocchi e svolgere altri 596 compiti.

Titolo: Storythinking. La nuova scienza del pensiero narrativo 
Categoria: Saggi
Autore: Angus Fletcher
Editore: Codice
Pagine: 184
Prezzo: 21,00

 

Titolo: Intelligenza artificiale
Categoria: Saggi
Autore: Manfred Spitzer
Editore: Corbaccio
Pagine: 336
Prezzo: 22,00

 

 

 

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