No Dad, i ragazzi preferiscono la didattica in presenza
Gli studenti non amano la Didattica a distanza e sei su dieci preferiscono la scuola in presenza. A rivelarlo, il risultato di una ricerca che il Centro studi del consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi ha consegnato alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina
Da un'indagine condotta dal Centro studi del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi (Cnop), commissionata dal ministero dell'Istruzione per dare supporto alle istituzioni scolastiche nel periodo dell'emergenza, è emerso che gli studenti soffrono la Didattica a distanza (Dad) e l'assenza della scuola in presenza. I risultati sottolineano i disagi che la Dad può creare nei giovani: oltre 6 ragazzi su 10, fra i 14 e i 19 anni, tengono molto alla didattica in presenza, e più del 54% ne soffre la mancanza, in quanto associa la scuola alla socialità e al confronto, mentre la Dad è noia e stress. Anche se il 67% degli intervistati dichiara di avere abilità tecnologiche avanzate, le ritiene non sufficienti per seguire sei ore di lezioni a distanza, anche a causa dei molti problemi di connessione. “Ascoltare le opinioni dei giovani, i loro vissuti, è importante. In questo caso i dati dell'indagine ci consegnano uno scenario molto chiaro: la didattica a distanza non attutisce i danni dell'impossibilità di andare a scuola e porta soprattutto stress, noia e fatica”, spiega David Lazzari, presidente del Cnop. ”Della scuola in presenza ai ragazzi piace la socialità, la possibilità di avere un confronto con gli altri e di frequentare amici e compagni, cosa che la didattica a distanza non garantisce. Mentre della scuola in presenza i giovani non apprezzano gli orari rigidi, marginale nota positiva della didattica a distanza”. Questo periodo di lontananza ha fatto riscoprire la scuola come “spazio psicologico” di relazioni ed emozioni, fondamentale per la crescita dei giovani, e non solo luogo di trasmissione di informazioni. Al 94% del campione (il 54% ha risposto “molto”' e il 40% “abbastanza”), manca la scuola “sui banchi”, e i sentimenti che prevalgono sono tristezza, paura e distacco.
Lo studio ha evidenziato anche che, in questo momento, solo il 2% degli studenti riferisce di provare gioia o allegria. Un malessere psicologico collegato all'isolamento e alla mancanza o carenza di attività ludico-sportive. “È ora fondamentale aiutare le ragazze e i ragazzi a recuperare e superare il malessere psicologico che si è creato con azioni efficaci e, al contempo, attrezzarci meglio per il futuro, perché la scuola possa valorizzarsi come luogo di crescita psicologica per la vita”, aggiunge Lazzari.
Si tratta di dati che confermano quanto emerso in altre indagini, come quella Unicef del novembre 2020, dove un ragazzo su tre si è rivolto a reti di ascolto e sostegno psicologico nella scuola. “Ringrazio il Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi per lo studio realizzato”, conclude la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. “Sono dati che devono farci riflettere e guidare il nostro operato. In questi mesi abbiamo dato alle scuole risorse per promuovere attività di sostegno psicologico per fare fronte a situazioni di insicurezza, stress, ma anche paura e tristezza fra gli studenti e il personale. Porteremo avanti questo tipo di attività, in collaborazione con l'Ordine degli psicologi. Anzi, le rafforzeremo. Non possiamo infatti assolutamente sottovalutare gli aspetti psicologici di questa crisi e che cosa voglia dire, per i nostri giovani, la prolungata mancanza di una socialità sana, come quella che si vive a scuola”.
Per saperne di più: https://www.psy.it/scuola-psicologi-63-14-19enni-la-preferisce-in-presenza.html