Saggi

Venezia, la storia scritta sull'acqua

La vita a Venezia nel Medioevo
di Angelo Alberto Coscia

Una delle città più conosciute e iconiche al mondo porta sulle sue spalle secoli di gloria e di cultura. Giorgio Ravegnani e Alberto Toso Fei la raccontano, rispettivamente, nei libri “La vita a Venezia nel Medioevo” (Il Mulino) e “Venezia in numeri” (Editoriale Programma)

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Venezia, una delle città più conosciute e iconiche al mondo, immediatamente riconoscibile da chiunque, porta con sé, oltre alla sua ammaliante bellezza, una storia incredibile. Giorgio Ravegnani e Alberto Toso Fei raccontano la storia di questa città, rispettivamente nei libri “La vita a Venezia nel Medioevo” (Il Mulino) e “Venezia in numeri” (Editoriale Programma).

Toso Fei sostiene che “Venezia ha costruito le sue fortune sulla narrazione, sull'alimentazione del suo stesso mito”, come risulta evidente già solo considerando la data convenzionalmente scelta per ricordarne la fondazione, il 25 marzo 421, giorno in cui venne consacrata la chiesa di San Giacomo di Rialto. Si tratta in realtà di un mito medievale, che però si è radicato nell'immaginario collettivo veneziano. Sempre nel mito nasce una delle figure chiavi di quella che è stata la Repubblica più longeva della storia, durata per ben 1.100 anni, ossia quella del doge. La carica ducale di Venezia subì tantissimi cambiamenti, passando da capo assoluto a figura meramente rappresentativa, sempre più limitata e controllata dall'aristocrazia veneziana, divenuta l'elemento principale della vita politica, in un processo che tra lotte interne di potere delineò uno dei sistemi politici più all'avanguardia dei suoi tempi, il cui sistema elettorale ispirò anche quelli statunitense e francese.

Durante il suo apogeo, Venezia fu un punto di riferimento per tutta l'Europa e il vicino Oriente, divenendo uno dei più importanti centri culturali d'Europa, capace di raccogliere gli artisti di maggior calibro e divenendo teatro di importanti avvenimenti storici, come la Pace che sancì l'accordo tra l'imperatore Federico Barbarossa e papa Alessandro III. A testimoniare l'importanza culturale veneziana, anche le numerose comunità di stranieri che transitavano in città per affari commerciali, ai quali vennero dedicati palazzi con funzione di magazzino e alloggio, ad esempio il Fondaco dei Tedeschi o degli Arabi, e che scelsero Venezia come luogo di vita, divenendo parte integrante della società cittadina, come armeni ed ebrei. Fu così che a Venezia nacque il primo ghetto ebraico: “Non era un villaggio vacanze, le restrizioni erano significative, ma nemmeno un luogo di persecuzione o tortura”.

Tra i protagonisti della storia cittadina non si può certo ignorare la peste. Il morbo colpì la Serenissima per ben sessantanove volte nel corso di circa otto secoli, ma le epidemie più importanti furono quelle del XIV e del XVII secolo, le quali “portarono in pochi mesi alla morte di decine di migliaia di persone”. Tuttavia, si può considerare la peste una protagonista ambivalente. Come sottolinea Toso Fei, “quello fra Venezia e la peste fu un lungo legame di morte e di sofferenza, ma anche di rivalsa e di capacità di prevedere e spingersi oltre”. La malattia ebbe effetti devastanti sulla città, decimando di fatto la popolazione e trasformando Venezia in uno scenario macabro e funereo: “chi era costretto a restare, viveva in una città spettrale, ridotta a un cimitero a cielo aperto, in cui le disumane regole dell'istinto di sopravvivenza facevano sì che si dissolvessero i vincoli più elementari della famiglia e degli affetti”. Ma per fronteggiare l'avanzata del morbo, Venezia arrivò a perfezionare alcune tecniche sanitarie tutt'oggi in uso. Inizialmente venne costruito il Lazzaretto, una struttura fuori della città in cui gli appestati venivano confinati per essere curati, e successivamente il Lazzaretto Nuovo, dove venivano confinate le persone e le merci che si pensava potessero aver contratto il morbo, costringendoli a rimanerci per quaranta giorni. In questo modo Venezia perfezionò la già esistente pratica della quarantena, protocollo preventivo ancora oggi in uso in tutto il mondo. Altra conseguenza della peste fu l'istituzione del Magistrato alla Sanità, tra le cui mansioni c'era quella di raccogliere informazioni riguardo la comparsa di nuovi focolai nelle altre città marittime d'Europa, “un hub informativo sulle pandemie che forniva notizie a tutto il bacino mediterraneo”.

Il giorno in cui si commemorava la fine dell'epidemia di peste del 1631 (Madonna della salute, 21 novembre) si aggiunse alle numerose e imponenti feste laiche e religiose, come la festa di San Marco (25 aprile), quella della fondazione (25 marzo), Sant'Isidoro (16 aprile, giorno in cui si ricordava anche lo sventato tentativo di rivolta del doge Marino Falier), il ritrovamento delle spoglie di San Marco (25 giugno), perdute a causa di un incendio che devastò la basilica. Le spoglie di San Marco, secondo tradizione, vennero portate qui nell'827 da Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, due mercanti che ingannarono i doganieri di Alessandria D'Egitto. San Marco venne accolto con tale entusiasmo da spodestare il patrono San Teodoro.

La parte più luminosa della storia della Repubblica si interruppe nel 1797, quando a seguito della Campagna d'Italia i veneziani lasciarono entrare in città pressoché indisturbato Napoleone Bonaparte, che successivamente cedette il territorio all'Arciducato d'Austria. Fu solo nel 1866, a seguito della Terza guerra d'indipendenza italiana, che Venezia venne annessa al Regno d'Italia, iniziando così i tentativi di tornare, seppur in minima parte, ai gloriosi fasti che l'hanno contraddistinta per più di un millennio.

Ravegnani e Toso Fei dipingono un ritratto dettagliato della vita lagunare in ogni suo aspetto, analizzando la struttura delle relazioni famigliari, il ruolo delle donne (che fossero imprenditrici o cortigiane), le abitudini alimentari e l'ingegno che ha reso possibile la nascita e la vita di una città così rilevante in un territorio tutt'altro che facile (tra le tante difficoltà si consideri la mancanza di pozzi di acqua naturale). Venezia fu tra l'altro luogo di innovazioni tecnologiche in molteplici campi di applicazione, le quali fanno tuttora parte della nostra vita quotidiana. Tra le invenzioni più importanti, documentata nel libro "L'inventore di libri" (Laterza) di Alessandro Marzo Magno, quella della punteggiatura nella stampa a caratteri mobili opera di Aldo Manuzio, che cinque secoli fa ha rivoluzionato il modo di realizzare i libri e ha reso  più facile e scorrevole la loro lettura.

titolo: La vita a Venezia nel Medioevo
categoria: Saggi
autore/i: Ravegnani Giorgio
editore: Il Mulino
pagine: 208
prezzo: € 14.00

titolo: Venezia in numeri
categoria: Saggi
autore/i: Toso Fei Alberto
editore: Editoriale Programma
pagine: 144
prezzo: € 9.90