Focus: Mosaico

Lunga vita al mosaico

Mosaico
di Sandra Fiore

Tecnica antichissima, basata sull’accostamento di tessere di materiali diversi, è oggetto di studio dell'Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici del Cnr che, da oltre trent’anni, fornisce il proprio know-how per indagini diagnostiche e conoscitive propedeutiche al restauro e alla conservazione, ma anche a supporto di studi storico-artistici

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“Ho trovato la tessera mancante!”. Questo modo di dire richiama subito alla memoria una delle tecniche artistiche più antiche, ovvero quella del mosaico, una forma d’arte tipicamente mediterranea, nata oltre duemila anni fa. Se ne conservano numerose testimonianze nei musei, nei siti archeologici e negli edifici di culto medievali. Il mosaico è ottenuto mediante l’accostamento di frammenti di piccole dimensioni di materiali di varia natura, quali pietre, vetro, ceramica, conchiglie, blu egizio, di forma più o meno regolare. L’insieme di queste tessere si lega, mediante le malte, a un supporto che può essere un muro o un pavimento.

Tra le opere di epoca romana conservate in Italia possiamo ricordare “La battaglia di Alessandro contro Dario” (II secolo a. C) conservata presso il Museo archeologico nazionale di Napoli e realizzata con tessere piccolissime che conferiscono all’insieme della composizione un effetto pittorico. Simile per la resa cromatica è il mosaico pavimentale dedicato al fiume Nilo (II-I secolo a.C, Museo archeologico nazionale di Palestrina), che raffigura una veduta prospettica della regione dell'Alto e Basso Egitto in epoca greco-romana, nel momento della piena del fiume; si osservano i monti, i pigmei cacciatori e molte fiere, templi, una grande città murata, forse Tebe, capanne, la caccia agli ippopotami, navi e barche di pescatori. I mosaici adornavano anche importanti edifici privati, come testimoniato dai resti della villa imperiale di Piazza Armerina in Sicilia datati al IV secolo d.C.

La decorazione musiva ha ampia diffusione in età tardo antica e medievale in quanto riesce a rappresentare, grazie all’impiego di tessere in pasta vitrea colorata, trasparenti e brillanti, e ai fondi dorati, il tema della “luce divina” e il messaggio evangelico. Dopo un periodo di abbandono, questa tecnica decorativa ebbe una nuova fioritura nel Novecento, basti pensare alle opere di Klimt e Gaudì. Oggi, grazie alle tecnologie digitali, l’arte millenaria del mosaico sposa nuove esigenze estetiche che sfruttano tutte le possibili soluzioni compositive e cromatiche date dall’accostamento delle “tessere virtuali”.

Mosaico

Il gruppo beni culturali dell’Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici (Issmc) del Consiglio nazionale delle ricerche di Faenza da oltre trent’anni si occupa di tali manufatti conservati in molte località italiane e del Bacino mediterraneo. “I nostri studi sono rivolti alla conoscenza della natura dei materiali sia per scopi conservativi sia per l’indagine storico artistica", spiega Michele Macchiarola del Cnr-Issmc. “I mosaici pongono diversi problemi, perché sono manufatti polimaterici che reagiscono diversamente ai fattori esterni. Spesso il degrado di un mosaico pavimentale riportato alla luce in un sito archeologico è legato alla mancanza di una copertura idonea e di un adeguato drenaggio delle acque piovane. Ci sono poi danni dovuti a interventi di restauro del passato effettuati con materiali non compatibili e, in tal caso, bisogna intervenire per rimuoverli. Negli ultimi anni, grazie alla ricerca tecnologica, per il restauro sono state sviluppate e applicate malte eco-sostenibili e durevoli che possono essere integrate da sensori capaci di misurare in continuo alcuni parametri, quali pH, temperatura, contenuto in acqua; tali informazioni sono utili per monitorare lo stato di conservazione. Tra i nostri obiettivi c’è l’ampliamento delle banche dati relative ai materiali musivi antichi e contemporanei e la realizzazione di malte da restauro che possono essere utilizzate per diverse funzioni anche nel più ampio settore della bio-edilizia e del recupero-riqualificazione del costruito storico”.

Fonte: Michele Macchiarola, Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici, michele.macchiarola@issmc.cnr.it

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