Agli esempi nostrani più famosi di metaletteratura - Luigi Pirandello con i ‘Sei personaggi in cerca d'autore' e Italo Calvino con ‘Se una notte d'inverno un viaggiatore' - si affianca l'operazione in qualche modo simile tentata dall'irlandese John Banville nel suo ‘La lettera a Newton', in cui il protagonista è uno scrittore alle prese da anni con la stesura di una biografia di Isacco Newton.
Per raggiungere la necessaria concentrazione e portare finalmente a termine la sua opera, l'uomo decide di ritirarsi in campagna, affittando una foresteria di proprietà di una famiglia decaduta che vive nella villa adiacente. Il risultato non è però quello che sperava: l'attenzione anziché crescere diminuisce e il biografo viene distratto dalla tranquilla esistenza dei suoi vicini, in particolare dalle due donne, Ottilia e Carlotta.
Così, l'impegno letterario che aveva riempito le sue giornate dando un senso alla sua vita viene progressivamente meno e l'uomo rimette in discussione le proprie certezze. Si crea così una sorta di parallelismo tra il momento di confusione vissuto dal protagonista e quello dello scienziato alla cui fase di crisi esistenziale, che lo allontanò dalla scienza, è dedicata la biografia. Di sé, lo scrittore dice: "Le pagine del mio manoscritto, quando sedevo preoccupato a sfogliarle, avevano un'aria poco familiare, quasi fossero state scritte se non da qualcun altro, da un'altra versione di me stesso". E poco più avanti, di Newton: "Aveva cinquant'anni, le opere più grandi se le era ormai lasciate alle spalle... si stava dando sempre più allo studio interpretativo della Bibbia e al più oscuro lavoro d'alchimia che tanto avrebbe imbarazzato i suoi biografi".
Un libro delicato e dallo stile limpido, che umanizza il grande matematico e fisico inglese noto a tutti per l'episodio della mela che, cadendogli sulla testa, lo illuminò sulla forza gravitazionale.
titolo: La lettera di Newton
categoria: Narrativa
autore/i: John Banville
editore: Guanda
pagine: 126
prezzo: € 12.50