Un termine multifunzionale
Se consultiamo il vocabolario Treccani ci accorgiamo subito di come la forma extra (in latino fuori, all’esterno), sia in italiano contemporaneo multifunzionale, con un ventaglio di sfumature semantiche, sia come prefisso, che come preposizione, aggettivo e nome, testimoniando la ricchezza lessicale e la dinamica evoluzione della lingua italiana. Ne abbiamo analizzato l’etimo, dal XIII secolo fino al recente repertorio Neologismi Treccani 2018, con Lucia Francalanci dell’Opera del vocabolario italiano del Cnr
Se consultiamo il vocabolario Treccani ci accorgiamo subito di come il termine “extra” (in latino fuori, all’esterno), sia in italiano contemporaneo multifunzionale, con un ventaglio di sfumature semantiche, sia come prefisso che come preposizione, aggettivo e nome. Tracciando un fil-rouge a ritroso è interessante notare come la parola abbia valicato anche i confini d’oltralpe, attraverso la Francia. “La forma latina ‘extra’ (fuori) deriva dal prefisso latino ‘ex’ che esprime il moto da un luogo. Facendo riferimento al Dizionario etimologico della lingua italiana (Deli), la voce è giunta in italiano attraverso il francese extra, che risulta attestato nel 1732 nel significato di ‘giornata straordinaria in cui si tiene un’udienza’ e nel 1825 come aggettivo”, spiega Lucia Francalanci, ricercatrice dell’Opera del vocabolario italiano (Ovi) del Cnr. “Nell’italiano antico extra è presente in testi toscani, mediani e meridionali ed è usato sia come preposizione con il significato di ‘al di fuori di’, sia come avverbio con quello di ‘al di fuori’”.
Come riportato anche nel “Tesoro della lingua italiana delle origini” (TLIO), il vocabolario storico dell’italiano antico curato dal gruppo di ricerca del Cnr-Ovi, la prima attestazione di extra nella nostra lingua risale al XIII secolo. “La prima occorrenza del termine si trova nel volgarizzamento (napoletano) del ‘Regimen sanitatis salernitanum’, un trattato di medicina in versi redatto nell’ambito della Scuola Medica Salernitana, di cui citerei come esempio ‘Li palumbi me mostrano caldo notrimento, / li piçuni plu caldo extra temperamento, / lo vino agro togllele toste so nocimento... (pag. 573)”, chiarisce la ricercatrice.
Per quanto riguarda la multifunzionalità e le svariate “nuances” che la forma venne poi ad assumere nell’italiano contemporaneo, a confermare ulteriormente la ricchezza lessicale e la continua evoluzione del nostro idioma, Francalanci precisa: “Come preposizione è usata col significato di ‘fuori di, non incluso in’ e si trova in espressioni del tipo ‘relazioni extra famiglia’, ‘spese extra bilancio’, talvolta anche nella forma con il trattino (extra-famiglia, extra-bilancio); in funzione di aggettivo invariabile, sempre posposto, assume il senso di ‘non ordinario, insolito, non previsto’ (es: dobbiamo limitare le spese extra; è necessario uno sforzo extra, nel dvd c’è un contenuto extra); ‘di qualità superiore’ (vino extra, un prodotto extra). Se è seguito da un altro aggettivo, gli dà valore di superlativo (procedimento extra rapido, burro extra fino). Inoltre, come sostantivo maschile invariabile (uguale sia al singolare sia al plurale), il termine è usato per indicare: ‘il sovrappiù, in particolare una spesa straordinaria o un guadagno non previsto’ (tutti gli extra sono a carico mio, quel lavoro gli porta molti extra, pretende un extra per il rischio che corre); ‘un lavoro straordinario, un impiego supplementare’ (fa dei piccoli extra per arrotondare lo stipendio); in un albergo, ristorante e simili, ‘consumazione o servizio non compreso nel prezzo prestabilito’ (la camera costa 100 euro esclusi gli extra); ‘una cosa o una situazione che non si verifica abitualmente’ (il mio viaggio a Parigi è stato un extra); in ambienti cinematografici o teatrali, gli extra, cioè le persone assunte a giornata per rappresentazioni di masse e simili, giornalieri”.
Oltre al termine extra, i principali dizionari dell’italiano contemporaneo (Devoto-Oli 2024, Gradit-Grande dizionario italiano dell’uso, vocabolario Treccani online, Zingarelli 2024) registrano anche il prefisso extra-, come variante di estra-, meno comune e ‘fecondo’. “L’etimologia è la stessa ma l’uso del prefisso è più tardo ed è fatto risalire dai dizionari al 1900 circa. A partire dal valore locale di extra sono derivati il significato di ‘anomalo, oltre misura, straordinario’ e il valore superlativo, sul modello del francese extra, abbreviazione di ‘extraordinaire’”, aggiunge l’esperta. “Il prefisso extra- può assumere dunque più di un significato: come primo elemento di composti di formazione moderna, è usato con il valore originario di ‘fuori’: extraterrestre, extraparlamentare, extraterritoriale, extrauterino, extracomunitario, ecc.; nel linguaggio della pubblicità commerciale e nel linguaggio giornalistico è usato come prefisso con valore superlativo, per indicare una qualità superiore, similmente al prefisso italiano stra-: extraforte, extravergine, extrasottile, extralusso”. Nelle formazioni moderne il prefisso extra- è ancora vitale e in molti casi ha rimpiazzato i termini formati con le varianti estra- e stra-. Secondo Marco Cassandro “Pur non essendo tra i più produttivi, il prefisso è discretamente rappresentato e ormai ben inserito tra gli elementi formativi del repertorio lessicale medico” (Marco Cassandro, Formazioni prefissali della lingua medica contemporanea-Studi di lessicografia italiana” (SLeI), XIII, 1996, p. 318): extracellulare, extracorporeo, extrabiologico, ecc.”.
Un’ultima indagine sul repertorio Neologismi Treccani 2018 conferma ulteriormente un’accresciuta ed estrema varietà degli ambiti d’uso. “Tra le formazioni censite nel 2018 troviamo, ad esempio, gli aggettivi ‘extratibutario’ (al di fuori di tributi, tasse e imposte), ‘extraoccidentale’ (che non rientra nei canoni delle società, delle politiche e delle culture occidentali), ‘extraitaliano’ (che va oltre l’ambito italiano), ‘extrapolitico’ (al di fuori dell’ambito della politica), ‘extra-continentale’ (al di fuori del continente di cui si tratta), e i sostantivi ‘extrasconto’ (sconto ulteriore, più consistente rispetto a precedenti ribassi), ‘extrarete’ (rete alternativa, al di fuori della rete più nota), usato anche come aggettivo, ‘extra-spesa’ (spesa aggiuntiva, non prevista)”, conclude la ricercatrice.
Fonte: Lucia Francalanci, Opera del vocabolario italiano, lucia.francalanci@cnr.it