Saggi

L’ottimismo è il sale dell’ecologia

Copertina del volume Non è ancora la fine del mondo
di M. F.

Vince Ebert è un divulgatore, fisico di formazione, stand-up comedian di mestiere. In “Non è ancora la fine del mondo” (Liberilibri) propone uno sguardo ottimistico e realistico. Ironia, critica e dati per mettere in discussione la presunzione di “salvare il pianeta”, proponendo di adattarsi al cambiamento climatico

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Vince Ebert è uno degli ormai non pochissimi divulgatori scientifici che associano la competenza, essendo un fisico come formazione, al registro dell’ironia: svolge da molto tempo l'attività di stand-up comedian e questo gli consente di imprimere alla sua posizione sia competenza, sia indipendenza di giudizio, fino ai limiti dell'eresia. Ironia, critica e dati servono a mettere in discussione la presunzione di “salvare il mondo”, proponendo di adattarsi al cambiamento climatico più che cercare di mitigarlo. Uno sguardo ottimistico e realistico, nel senso non del “wishful thinking” ma della concretezza, poiché - come scrive nella prefazione del volume “Non è ancora la fine del mondo” (Liberilibri) Mario Abbadessa - “spesso chi propone ricette salvifiche, utopistiche, come la storia in generale, e quella del Novecento in particolare, ci ha insegnato, può creare danni di gran lunga superiori al benessere che si sarebbe voluto generare”.

Nelle narrative correnti sulla transizione energetica ed ecologica il mondo appare spesso sull'orlo del baratro ed Ebert propone un dibattito appassionato, competente e aperto, “un modo di pensare nuovo, ma senza dimenticare quanto di buono abbiamo creato sinora”. Innovazione e crescita economica, quindi, come leve per rendere il mondo un posto migliore, per noi e per le future generazioni. Lo fa con qualche concessione alla battuta facile, strizzando l’occhio al pubblico e cercando l’applauso, come inevitabile per un attore. Per esempio, quando dedica l’incipit alla polemica, peraltro giustificata, sui 400 jet privati giunti a Glasgow per la Cop, la conferenza sul clima, che hanno prodotto tanta anidride carbonica quanto 1.600 cittadini scozzesi in un anno. Più giustificata, invece, la sarcastica considerazione che “nella società consumistica occidentale non c’è niente di più pubblicizzato dei prodotti eco, bio e verdi. Ogni fermaporta è gluten free ed equo e solidale”. In effetti, nella comunicazione globale impatto zero e sostenibile rischiano di diventare meri slogan del “green washing” e della “sosteniblablabla”.

Altro aspetto rilevante, quello anagrafico. L’autore è un boomer e ricorda: “Negli anni Sessanta la zona della Ruhr era nera di fuliggine, talmente tanto che oggi facciamo fatica a immaginarlo”. Ma la situazione è cambiata in meglio. “Come è stato possibile? Utilizzando le centrali nucleari”, dice Ebert con una battuta (seria), ma soprattutto grazie alla coscienza ecologica, alla sensibilità civica e all’azione politica conseguente, prove della possibilità di gestire l'impatto antropico che però oggi paiono avvilupparsi “in una spirale di coscienza sempre più sporca” secondo cui vivere e soprattutto avere figli rischia di essere addebitato come una colpa.

“Non mi fraintendete: sono un fisico di formazione, non sono un negazionista dell’influenza umana sul cambiamento climatico, né sostengo che non ci siano grandi problemi ecologici su questo pianeta. E di certo non credo che dovremmo nascondere la testa sotto la sabbia per continuare a vivere il più comodamente possibile”. L’avvertenza viene ripetuta più volte, nella consapevolezza che il terreno retorico su cui Ebert si inerpica è scivoloso. “Non è ancora la fine del mondo” intende contestare le profezie di sventura, “Già nel 1972, il Club di Roma previde la fine delle risorse mondiali entro il 2000”, e “abbattere alcuni tabù" come "il mantra della scarsità delle risorse. Farò tutto il possibile per minare alcune delle vostre convinzioni e visioni del mondo più care. Alcune idee contenute in questo libro potrebbero infastidirvi o addirittura farvi arrabbiare. Alcune conclusioni vi sembreranno bizzarre, se non assurde: perché contraddicono le argomentazioni abituali o perché propongono soluzioni che non vogliamo ascoltare”.

Al contempo l’autore tiene a smarcarsi dal fronte opposto: “Lo stesso vale anche per il gruppo di negazionisti del clima e complottisti. Se nelle pagine seguenti mostro che alcune misure di tutela del clima non siano particolarmente efficaci, o spiego che una o l’altra affermazione degli attivisti per l’ambiente non sia scientificamente provata, non significa che condivido le tesi antiscientifiche”. Il punto di mediazione sta pertanto nella moderazione razionale: citazione d’obbligo al riguardo, quella di Karl Popper.

Titolo: Non è ancora la fine del mondo
Categoria: Saggi
Autore: Vince Ebert
Editore: Liberilibri
Pagine: 216
Prezzo: 18,00

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