La vita intorno a un albero centenario
A raccontarla è il documentario “La quercia e i suoi abitanti”, in sala dal 25 gennaio. La pellicola mostra gli animali che vivono attorno a questa pianta, che costituisce un vero e proprio punto di riferimento per tante specie, dagli scoiattoli ai topi selvatici, dalle formiche ai rapaci. Abbiamo approfondito il tema con Giorgio Matteucci, direttore dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr
Il film “La quercia e i suoi abitanti”, diretto da Michel Seydoux e Laurent Charbonnier, nelle sale dal 25 gennaio, racconta di una quercia di 210 anni che si trova nella regione francese della Sologne, compresa tra la Loira e lo Cher. Questa vecchia pianta costituisce, come mostra la pellicola, un punto di riferimento per l’universo di piccoli abitanti che vivono in quell’area verdeggiante. È qui che lo scoiattolo raccoglie le sue provviste, le formiche edificano i loro regni e il topo selvatico trova riparo dai famelici rapaci. Attorno a questo albero centenario si svolge l’esistenza dei vari personaggi, ripresi nelle diverse stagioni. Ognuno di loro ha un proprio spazio al suo interno: in alto c’è la ghiandaia, una sorta di custode, che avverte tutti dei pericoli; in basso si muove lo scoiattolo; nel sottosuolo ci sono i topini, che hanno rischiato di vedere la loro tana sommersa da una violenta grandinata. Ma ci sono anche il picchio rosso, la cinciarella, il barbagianni, il cinghiale, il tasso, il capriolo, la nutria, e tutti si aggirano nei dintorni del maestoso albero.
Per comprendere meglio le caratteristiche di questa pianta ne abbiamo parlato con Giorgio Matteucci, direttore dell’Istituto per la bioeconomia (Ibe) del Cnr che ci dice: “La quercia del film, una farnia (Quercus robur L.), è tra gli alberi più longevi tra le specie di latifoglie del nostro continente. Presente anche in Italia, predilige un clima umido, anche come suolo, e, prima dello sviluppo dell’agricoltura, caratterizzava i boschi umidi (mesofili) di pianura. Se cresce in isolamento, sviluppa dimensioni maestose, con una chioma ampia, in grado di fornire rifugio e nutrimento a numerose specie animali”.
Ma cosa rende questo albero un punto di riferimento per tanti animali? “La quercia offre riparo e nutrimento grazie alle sue dimensioni, ma non solo. Alberi di quella età, per le dinamiche di sviluppo e crescita, con perdita naturale dei rami, sviluppano cavità di diverso tipo e dimensione che diventano nidi, tane, anfratti dove accumulare semi e cibo. Sono i cosiddetti microhabitat, strutture caratteristiche degli alberi vetusti e longevi, la cui presenza è un indicatore importante di biodiversità, anche per gli insetti saproxilici, quelli che svolgono il loro ciclo di vita nel legno morto”, aggiunge il ricercatore. “E con l’età anche alberi in piena salute e maestosi come la quercia del documentario portano in chioma rami secchi o zone di corteccia alzata, sotto la quale troviamo larve e insetti. Animali che, a loro volta, diventano cibo per roditori e uccelli, come i picchi. Insomma, una sorta di piccolo ecosistema in un albero. In fondo, tra gli anni ’70 e ’80, ‘Il grande albero’ è stata una storica campagna del WWF Italia per salvare dall'abbattimento le maestose piante secolari nei boschi. Il poster della campagna, disegnato da Fulco Pratesi, raffigurava un grande albero vetusto con tutta la vita intorno, sopra e dentro”.
Oltre a divenire protagonisti di documentari, questi alberi e quanto intorno, sopra e dentro di loro avviene, è studiato dal Cnr per capire l’importanza di mantenerli nei nostri boschi. “Il nostro Ente è coinvolto in diversi progetti di ricerca per la caratterizzazione di questi alberi e dei microhabitat e per la realizzazione nei boschi gestiti di aree finalizzate al mantenimento e all’aumento della biodiversità, proprio tramite la conservazione dei grandi alberi vetusti e la creazione diretta di habitat idonei”, conclude Matteucci. “All’interno dei boschi, alberi come la quercia del documentario vengono considerati per la biodiversità delle ‘stepping stones’ (pietre di passaggio), in analogia con le pietre che servono a guadare i corsi d’acqua. La presenza di alberi come la quercia del film consentono alle diverse specie animali che vivono intorno a essa di spostarsi nel territorio, trovando condizioni idonee che permettono loro di potersi diffondere e spostare tra ecosistemi. Per questo è importante preservarli anche quando isolati”.
E questo è anche il messaggio veicolato dal documentario - che non presenta dialoghi o voice over e la cui narrazione è accompagnata solo dalla musica - come spiegano i suoi autori che mirano a dare agli spettatori un’opportunità per immergersi nel mondo che ruota attorno a questo maestoso albero, mostrando la biodiversità che ospita, ma anche a sensibilizzare il pubblico sul tema della salvaguardia del patrimonio naturale, concentrando la telecamera su questa sorta di pilastro per le varie specie che in esso e attorno a esso vivono.
La scheda
Titolo: La quercia e i suoi abitanti
Regia: Michel Seydoux e Laurent Charbonnier
Distribuzione: I Wonder Pictures