“Confessioni di una mente pericolosa” è il primo film da regista di George Clooney. Uscito nelle sale nel 2002, racconta la vita di Chuck Barris, che tra gli anni ’60 e ’80 del Novecento fu autore, regista e conduttore di molti programmi tv di successo negli Stati Uniti, che divennero format televisivi adottati anche nei palinsesti di altri Paesi. Il vero Barris scrisse un’autobiografia, dalla quale il film prende spunto e nome, in cui narrò la sua duplice esistenza di showman e killer della Cia, l’agenzia di spionaggio americana. La vicenda fu ufficialmente smentita dalla Cia, che la bollò come un’invenzione dopo l’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche americane.
Barris, una sorta di moderno Giano bifronte, rappresenta una figura enigmatica dello showbusiness americano, nella quale si compenetrano televisione e spionaggio, realtà e finzione. “Gli individui predisposti a sviluppare una doppia vita spesso manifestano tratti quali propensione all'avventura, tolleranza al rischio e flessibilità morale. Questi caratteri convergono nella rappresentazione di una personalità che trova stimolo nell'assunzione di ruoli diversi, sia in ambito professionale che personale. Nel contesto del film, la nozione tradizionale di doppia vita, centrata sulle relazioni amorose o sessuali, viene ampliata, evidenziando come l'adozione di identità multiple possa estendersi anche a contesti lavorativi e più genericamente sociali”, illustra Flavia Marino, psicoterapeuta e ricercatrice dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) del Cnr.