La fisica quantistica come coscienza dell’universo
Una riflessione sulle frontiere della fisica quantistica e il rinnovato interesse per la dimensione della coscienza, della libertà dell’uomo di fronte alla civiltà delle macchine e al bisogno di interiorità. È quanto si legge nel saggio “Irriducibile”, di Federico Faggin, edito da Mondadori
Federico Faggin, nato a Vicenza nel 1941, è un fisico e imprenditore che ha lavorato alla progettazione dei primi microprocessori, all’uso del silicio e allo sviluppo delle memorie e dei sensori, alle prime reti neurali. Un protagonista della rivoluzione e della transizione digitale, che negli ultimi anni si è dedicato - anche attraverso la fondazione che porta il nome suo e della moglie Elvia - allo studio scientifico della coscienza, promuovendo programmi di ricerca teorica e sperimentale presso università e istituti di ricerca statunitensi e italiani.
Una vita di studi e riflessioni che lo ha condotto alla percezione dell’esistenza di qualcosa di irriducibile nell'essere umano, in virtù della quale nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente. Il suo ultimo libro, dal titolo “Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura”, affronta e racconta gli esiti di questa sua ultima esperienza di ricerca: un viaggio nel mistero della coscienza tenendo gli occhi aperti su quello che rappresenta il grande problema che si pone a filosofi, scienziati e neuroscienziati: come fa un pensiero cosciente a emergere dalla materia? L’autore postula l’anteriorità della coscienza rispetto alla materia, muovendo dall’assunto che la fisica quantistica è informazione astratta, senza alcuna ontologia.
La fisica classica - teorica e sperimentale - e i suoi metodi hanno sempre avuto come oggetto l’osservazione e la misurazione della natura. La coscienza (così come il libero arbitrio) è un fenomeno puramente quantistico, e questo prova che non può cessare di esistere con la morte del corpo, perché esiste in una realtà molto più vasta di quella della fisica classica. L’informazione quantistica non è copiabile (principio di non clonazione) e può essere conosciuta solo “da dentro”, sicché la fisica quantistica punta la propria attenzione all’interiorità dell’universo.
Da questo consegue che un computer non potrà mai essere cosciente, in quanto le sue informazioni e i suoi programmi sono sempre copiabili. “Il computer non pensa, non capisce nulla perché manca di coscienza - osserva Faggin - “non conosce nulla di sé stesso né degli altri; il suo prodotto è semplicemente simbolico, costruito in base a un algoritmo in modo da creare l’illusione che ci sia un ente cosciente a produrre un’informazione o a raccontare una storia”.
Una riflessione che prova a dare risposta a un interrogativo antico - da Cartesio ad Alan Turing, fino alla riflessione dei neuroscienziati nostri contemporanei - riassumibile nel quesito se la macchina possa pensare. Una macchina non pensa perché non è cosciente, ma si limita a elaborare e connettere simboli in modo sintatticamente valido a partire da un programma riproducibile, mentre l’esperienza della coscienza viene avvertita dall’uomo come libera, privata, svincolata da un programma “rigido” e mai del tutto traducibile.
Secondo le teorie e i metodi quantistici, i fenomeni di base della materia sono imprevedibili, così come la realtà della coscienza è “irriducibile” rispetto alla materia e alle leggi della fisica classica, e la sua esistenza impone alla scienza un netto cambiamento di prospettive e paradigmi.
Una frontiera di indagine che affronta domande fondamentali e “ultime”, che costringono ogni settore della scienza a ripensare i propri punti di vista e i propri statuti, dettando anche una nuova nozione di “scienze umane”. Una frontiera che si dimostra una evidente traccia a livello epistemologico del cambio d’epoca che l’umanità sta attraversando.
Titolo: Irriducibile
Categoria: Saggi
Autore: Faggin Federico
Editore: Mondadori – Collana “Gaia”
Pagine: 296
Prezzo: 12,50