La medicina in tre saggi

La medicina si trova da qualche tempo un po' ridimensionata tra la ricerca scientifica e la sanità: da un lato è sorta una condivisibile attenzione per chi, in laboratorio, pone le premesse di future applicazioni; dall'altra è diffusa la preoccupazione per la sostenibilità economica del servizio sanitario pubblico. In mezzo, rischia di perdere quota nell'immaginario collettivo la figura del medico, verso il quale l'interesse oscilla tra frettolose attribuzioni di eroismo, come quelle avvenute durante la pandemia, e ancor più pericolose imputazioni di colpe presunte, che talvolta portano, come nel recente caso dell’immunologo Le Foche, a veri e propri atti di violenza contro i sanitari reputati responsabili di errori. Anche la vicenda del giornalista Andrea Purgatori è a questo riguardo istruttiva e i costi della medicina difensiva stanno concorrendo alla fragilità dei bilanci sanitari. Un tempo la figura del medico aveva una presenza civile e sociale, ma anche letteraria e narrativa, molto forte; oggi addirittura, in modo incredibile, questa rischia di diventare una delle professioni che gli italiani non vogliono più fare, almeno alle condizioni contrattuali che vengono offerte.

Si segnalano tre recenti saggi che, invece, hanno il merito di riportare l'attenzione sul medico come professionista della salute e su una disciplina tra arte e scienza che abbraccia uno spettro di competenze e di cure ampio, dalla sperimentazione fino all’erogazione del servizio ospedaliero o di base. Il libro di Silvia Bencivelli “Eroica, folle e visionaria. Storie di medicina spericolata”, edito da Bollati Boringhieri, assume un interessante punto di partenza, quello delle cavie.

“Lo sappiamo che è stato il primo a buttare giù un’aspirina? Il primo a farsi fare un’endoscopia nasale? No, perché a noi interessano l’aspirina e l'endoscopia nasale, al limite i loro inventori, ma non i primi pazienti che ci sono passati sotto. L’anonimato della cavia nella storia della medicina ha permesso di tutto: sperimentazioni spericolate, abusi, perversioni, crimini contro l'umanità. Mentre oggi, grazie a regole, controlli e istituzioni, è anche questo anonimato a permettere una medicina sempre più efficace. Nel mezzo, c'è una zona grigia in cui tanti, tantissimi, medici la sperimentazione l'hanno compiuta su di sé”. Frase che richiama naturalmente alla nostra memoria, complice la figura posta in copertina che mostra un medico nell'atto di infilarsi un ago nel braccio, personaggi come Semmelweis, Pasteur, Koch, Lister, con loro prime sperimentazioni e innovazioni. Non bisogna pensare però soltanto alla progressione vaccinale e alle grandi imprese della storia medica, il libro illustra uno spettro ampio nel quale compaiono nomi meno noti impegnati in chirurgia, anestesia, alimentazione, farmacologia, igiene.

Il secondo saggio è invece un classico di Jean Starobinski, medico, critico letterario e storico della scienza e delle idee, che fu anche socio dell'Accademia dei Lincei, la “Breve storia della medicina” che Raffaello Cortina ora ripubblica. E in cui troviamo un agile excursus dalla medicina arcaica al XX secolo, attraverso Grecia, Medioevo, Rinascimento e XIX secolo, che la fa da padrone con clinica, fisiologia e specializzazione. Il saggio è sia datato, per esempio nel giudizio sbrigativo sul Medioevo, sia provvisorio, essendo uscito esattamente 60 anni fa. Ma ha il merito indubbio di legare senza frontiere lega la medicina alla letteratura e alla filosofia e di mettere in luce il modo in cui si sono alimentate a vicenda nel definire, lungo i secoli, la figura del medico e il legame che lo unisce al paziente. Una storia medica che è una storia della civiltà, anche nel senso che traguarda sempre il fine ai quali i progressi scientifici dovrebbero essere subordinati, con la quale l’autore rivolge, agli specialisti e a ciascuno di noi offre ancora, una domanda sui valori fondamentali dell'esistenza. Uno spunto di riflessione per una presa di coscienza critica, a partire dal principio per cui la medicina “potrà renderci più felici solo se sappiamo precisamente che cosa dobbiamo chiederle”.

“Quella voce che nessuno ascolta” di Valeria Raparelli e Daniele Cohen (Giunti) è invece un saggio sulla “via della medicina di genere alla salute per tutti”. I problemi di salute possono colpire in modo differente donne e uomini, avvertono gli autori, ma “una serie di convinzioni stereotipate” presentano “una distorsione della realtà dove molti uomini hanno problemi di osteoporosi e molte donne il mal di schiena”. Sarebbe invece importante “un approccio alle malattie che sia attento alle differenze che esistono tra donne e uomini nel rischio di ammalarsi, nella risposta alle terapie, nel modo di vivere i propri problemi di salute”. Di medicina di genere e, meglio ancora, personalizzata si parla da tempo. Ma “la Medicina, quella con la M maiuscola, ha sottovalutato il problema fino agli anni più recenti. Infatti, benché sia noto da decenni (a volte da secoli) che alcune patologie interessano più un sesso dell’altro, non per questo la ricerca di base si è impegnata molto per capire la ragione di questa differenza, né si è domandata se e quanto essere uomo o donna possa influire anche sull’andamento delle tante altre condizioni patologiche che colpiscono in modo simile i due sessi”.

Titolo: Eroica, folle e visionaria
Categoria: Saggi
Autore: Silvia Bencivelli
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 279
Prezzo: 19,00

Titolo: Breve storia della medicina
Categoria: Saggi
Autore: Jean Starobinski
Editore: Raffaello Cortina
Pagine: 135
Prezzo: 13,00

Titolo: Quella voce che nessuno ascolta
Categoria: Saggi
Autore: Valeria Raparelli, Daniele Coen
Editore: Giunti
Pagine: 320
Prezzo: 18,00