“La somiglianza informe o il gaio sapere visuale secondo Georges Bataille”, prima edizione del 1995, è uno dei pochi testi di cui non esistevano edizioni italiane dedicati all’esperienza di “Documents”, una delle riviste d’avanguardia più note del suo tempo nonostante la breve durata (1929-1930). Nata sotto impulso dell’autore della “Storia dell’occhio”, utilizza in testata il termine “documenti” a indicare un oggetto privo o privato di ogni valore artistico.
Perché dunque usarlo per una rivista che avrebbe dovuto trattare di “belle arti”, nonché “archeologia” “etnografia” e “dottrine”? Proprio perché è questo terreno neutro a consentire l’accostamento di opere d’arte moderna e antica, occidentale e africana, di riviste per bambini, fotografie di dive e persone comuni, particolari di fiori e alluci, bocche spalancate e teste smascherare e, insomma, di tutta l’iconografia possibile senza che ingerissero le parole d’ordine dell’estetica accademica o della storia dell’arte come “bello”, “armonia”, “stile”.
“Documents”, secondo Didi-Huberman, è il laboratorio di sperimentazione e attuazione di quella che Bataille chiama “dialettica delle forme”. Naturalmente una dialettica non classica né hegeliana, tesi-antitesi-sintesi, nonostante l’influenza di Hegel e della “Fenomenologia” nella Francia nella prima metà del XX secolo, bensì accidentale, dinamica e che non afferma se non il “sintomo”. Bataille fu un protagonista di tutto ciò che al tempo si presentava come “avanguardia”, secondo il motto: “C’è bisogno del sistema e c’è bisogno dell’eccesso”. Secondo l’autore, “leggere Bataille ti cambia la vita e di conseguenza come vedi ogni cosa”.
Titolo: La somiglianza informe o il gaio sapere visuale secondo Georges Bataille
Categoria: Saggi
Autore: Georges Didi-Huberman
Editore: Mimesis
Pagine: 530
Prezzo: 28,00
