La fibrosi cistica è una malattia genetica letale dalla causa relativamente semplice: la mutazione di un solo gene che dà luogo a una proteina difettosa, la 'CFTR', che regola il trasporto di cloro - quindi di sale e acqua - attraverso le membrane cellulari. La sua disfunzione o il mancato arrivo al bersaglio innescano il processo che genera la patologia.
Un approccio innovativo all'analisi della proteina coinvolta è alla base delle ricerche condotte dall'Istituto di biofisica (Ibf) del Cnr di Genova, il cui progetto 'Studio della struttura molecolare e conformazione della proteina CFTR' ha da poco superato il processo di selezione della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, l'organizzazione che ogni anno sostiene le ricerche più promettenti a sostegno della lotta alla malattia.
"Per capire la ragione per cui una CFTR 'mutante' funziona male o non funziona affatto occorre innanzitutto conoscere con la massima precisione la sua struttura molecolare: come si dispongono nello spazio gli atomi degli aminoacidi, come la proteina 'si arrotola', cosa viene modificato in presenza di una mutazione e come interagisce la proteina con sostanze candidate a diventare possibili farmaci", spiega Oscar Moran dell'Ibf-Cnr a capo del progetto. "Per far questo impieghiamo metodi e strumenti normalmente utilizzati in fisica, come la diffusione di raggi X a basso angolo (Saxs-Small-angle X-ray scattering). Con questa tecnica è possibile avere informazioni dettagliate sulla struttura molecolare della proteina in condizioni simili a quelle fisiologiche".
"Il progetto porta avanti gli studi che i ricercatori Cnr conducono sull'argomento dal 2004 e che hanno già permesso di formulare nuove ipotesi per descrivere il meccanismo d'azione di alcune sostanze candidate a farmaci". L'obiettivo è mettere a punto un apposito protocollo per l'estrazione e purificazione di CFTR da cellule di mammiferi, confrontarne la struttura con quella della proteina mutata e verificare l'efficacia di 'farmaci correttori' sulla conformazione molecolare".
Conclude Moran: "I risultati ottenuti permetteranno di acquisire informazioni che potrebbero rivelarsi fondamentali per lo sviluppo di nuovi e migliori terapie farmacologiche del difetto di base della malattia".
Fonte: Francesca Spanò, Istituto di biofisica, tel. 010/6475572 , email spano@ibf.cnr.it