Alessia Zecchini, l'apneista dei record
Avvicinatasi a questo sport all'età di tredici anni, a venti ha esordito in nazionale, ottenendo continui successi e ben venticinque record mondiali. E' stata insignita del collare d'oro del Coni, onorificenza riservata ai maggiori campioni italiani
La ventisettenne romana Alessia Zecchini scopre all'età di 13 anni, frequentando un corso in piscina, di possedere un talento straordinario per l'apnea. Con un intenso allenamento si prepara alla carriera agonistica di questo sport, nel quale esordisce nel 2010. Nel 2011 è seconda ai campionati italiani in due discipline su tre, nel 2012 l'esordio in nazionale, con la quale raccoglie una serie incredibile di successi. È oggi tra le più forti apneiste del mondo e una delle atlete italiane più vincenti di sempre: in soli nove anni di carriera ha ottenuto venticinque record del mondo, sedici medaglie d'oro, cinque d'argento e due di bronzo ai mondiali, dieci medaglie agli europei e molte medaglie ai campionati italiani. Atleta delle Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas), nel 2018 è insignita del collare d'oro del Coni, la massima onorificenza sportiva nazionale. Negli ultimi campionati del mondo, tenutisi a Roatán (Honduras), il 7 agosto 2019, ha dominato la scena, stabilendo il nuovo primato del mondo di apnea subacquea in assetto costante con monopinna, raggiungendo la profondità di -113 metri (eguagliato dalla slovena Alenka Artinik) e vincendo tre gare di specialità su quattro. Tra i suoi record mondiali, quello di discesa in assetto costante senza pinne (-73 m), free immersion (-94 m), apnea dinamica orizzontale con monopinna (253 m), senza pinne (181 m), bipinna (228 m) e jump blue (190 m).
Come è nato l'amore per questo sport?
Tutto è iniziato quando ero molto piccola, con i miei genitori che mi portavano al mare; a 11 anni ho seguito un minicorso di apnea. A 13 ho preso il primo brevetto della Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas-Coni) con la società romana Apnea Blu Mare, e mi sono innamorata di questa disciplina.
Se non avesse scelto il mare, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare?
Fino a 18 anni non ho potuto gareggiare in apnea, per il regolamento federale. In quel periodo ho giocato a pallavolo. Poi sono entrata in una società di nuoto pinnato, il Belle arti di Roma, e ho iniziato ad allenarmi seriamente.
Che studi ha seguito?
Liceo scientifico, laurea in Scienze motorie e un master Coni in Management dello sport.
Rimaniamo quindi nel settore... La sua prima esperienza agonistica è stata la skandalopetra, in Grecia. Di cosa si tratta?
È una manifestazione di apnea in cui si scende con la tecnica degli antichi pescatori di spugne, in costume, con uno stringinaso e con una pietra per zavorra. Arrivati sul fondo si è riportati in superficie dal proprio compagno. È stata la mia prima gara, ma nel giro di tre giorni ero già arrivata a 52.3 m. Lì ho capito che ero fatta per questo sport.
I record dell'apnea agonistica sono tanti. Assetto costante, costante senza pinne, free immersion, variabile, no limits. Facciamo un po' di chiarezza?
Diciamo subito che “variabile” e “no limits” non sono discipline da competizione. Troppo pericolose. Il corpo può adattarsi a tutto ciò che è naturale. Quando si introducono attrezzature meccaniche per scendere e risalire arrivano gli incidenti. L'assetto costante, invece, prevede di scendere e risalire con le proprie forze; è diviso nei campionati mondiali in quattro specialità: senza pinne, con monopinna, con bipinna e free immersion; quest'ultima specialità prevede di scendere e risalire tirandosi a braccia su un cavo guida.
Ha già infranto venticinque record. Dove vuole arrivare?
E poi, soprattutto, mi diverte. In ogni gara cerco di dare il massimo per dare un senso a tutte le fatiche dell'allenamento. Se non mi migliorassi costantemente penserei di non aver fatto abbastanza. È una sfida continua con me stessa.
Per l'apnea è necessaria una predisposizione naturale o è solo questione di allenamento?
Chiunque può fare qualsiasi sport con buoni risultati. Se ci si impegna duramente, i risultati arrivano. Certo, il talento aiuta e rende tutto più facile. Io mi sento a mio agio in immersione, mi viene tutto con facilità.
Quale è la sua capacità polmonare e quanti battiti ha a riposo?
I battiti a riposo sono circa cinquanta, ma scendono a trenta nei primi 20-30 metri dell'immersione. Per quanto riguarda la capacità polmonare, da piccola avevo 4,3 litri. Ora sono attorno ai 6. Con la carpa (tecnica di respirazione che permette di andare oltre l'inspirazione massima forzata e immagazzinare più aria possibile nei polmoni) arrivo a 7,3 litri circa.
Il suo allenamento settimanale cosa prevede?
Mi alleno tutti i giorni in piscina, con la squadra dei velocisti del nuoto pinnato; è un allenamento perfetto, ci sono molte affinità nelle due discipline. Poi faccio un po' di palestra e alcune sedute di respirazione e concentrazione.
Il Cnr, con il Centro Extreme dell'Istituto di fisiologia clinica e della Scuola Sant'Anna di Pisa ha studiato gli apneisti per capire gli effetti della concentrazione sulla fisiologia. Quanto è importante il controllo della mente?
È fondamentale. Nel 2013 ho fatto alcune sedute con lo psicologo Giorgio Nardone, che segue anche Aldo Montano e altri sportivi, che mi ha trasmesso alcune tecniche, come la visualizzazione, che trovo molto utili. Nel nostro sport, più si è tranquilli e meno ossigeno si consuma. Quando scendo in profondità non penso a nulla. La concentrazione deve essere massima. Un piccolo errore potrebbe compromettere la performance.
La scienza l'ha mai messa sotto osservazione?
Abbiamo fatto degli studi sul blood shift, il fenomeno fisiologico che permette di compensare efficacemente l'enorme pressione idrostatica in immersione, e uno studio sulle similitudini tra gli atleti d'élite e i cetacei. Sarebbe comunque interessante partecipare a studi anche più innovativi. Certo! Magari si potrebbe studiare come progredire nell'allenamento. È uno sport giovane, che ancora deve trovare la sua strada tecnica. Credo che tutti gli atleti della nazionale sarebbero interessati.
Segue una dieta specifica prima della prestazione sportiva?
La Dieta mediterranea, la migliore. La nazionale italiana si porta ovunque il parmigiano, il prosciutto, l'olio, la pasta. Ovunque siamo, mangiamo bene.
“Col fucile, le pinne e gli occhiali” cantava Edoardo Vianello nel 1962. Le attrezzature che si usano oggi sono molto diverse?
Usiamo mute molto elastiche, con poliuretano esterno, che permettono di scivolare di più. Le monopinne sono in carbonio, più reattivo, o in fibra di vetro (dipende dall'atleta), quasi tutte prodotte nell'Europa dell'Est. Mentre per le pinne abbiamo tante buone aziende anche in Italia.
A chi volesse imparare ad andare sott'acqua cosa consiglia?
Affidarsi a un istruttore valido, per imparare le basi di questo sport, che va sempre praticato in coppia, senza rischiare. Noi atleti, quando siamo in gara, ci spingiamo al limite, ma abbiamo tante persone in acqua che curano la nostra sicurezza, e il rischio è minimo. Quando si affronta il mare da soli, invece, occorre essere sempre molto prudenti.
Claudio Barchesi