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L'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) e l'Istituto per l'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr coinvolti in uno studio europeo sulle concentrazioni di particolato atmosferico. La ricerca è coordinata dal Centro comune di ricerca della Commissione europea di Ispra, grazie al quale sono state monitorate oltre 60 stazioni di rilevamento a livello continentale nell'arco di dieci anni.
Il lavoro riporta i dati rilevati durante l'ultimo decennio in oltre 60 stazioni posizionate in aree urbane, rurali e remote dell'Europa nord-occidentale, centrale e meridionale. L'Italia è inclusa nel progetto, con dati provenienti dal centro suburbano di Ispra, da Bologna (sito urbano) e dal sito semi-rurale di Montelibretti, in provincia di Roma.
Lo studio ha evidenziato come, nonostante le concentrazioni di particolato nell'aria aumentino molto passando dalle zone remote a quelle urbane o vicine a strade ad alta percorrenza, gli standard di qualità dell'aria siano rispettati in tutte e tre le zone geografiche coinvolte, compresi i siti urbani. Ciò vale anche per le stazioni italiane, ed è interessante come anche la zona della Pianura Padana sia 'promossa', nonostante l'orografia e la particolare situazione meteo-climatica favoriscano l'accumulo del particolato, soprattutto in inverno e durante le ore notturne.
In generale l'Europa meridionale è la zona con più alte concentrazioni di particolato - sia del Pm10 sia di particelle più piccole e quindi più pericolose quali il Pm2.5 - con valori medi corrispondenti a 36 ug/m3, contro i 24 dell'Europa nord-occidentale e i 26 di quella centrale.
"Da diversi anni a questa parte in molte aree europee sono state applicate importanti misure di abbattimento della concentrazione del particolato, causa di effetti nocivi sulla salute e sugli ecosistemi", affermano i due ricercatori Cnr coinvolti nello studio, Cinzia Perrino dell'Istituto per l'inquinamento atmosferico (Iia) e Sandro Fuzzi dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac). "Ciò nonostante, in diversi paesi membri dell'Unione europea si registrano ancora notevoli difficoltà a rientrare nei parametri stabiliti dalle direttive europee sulla qualità dell'aria, come i dati diffusi in questi giorni da molte Agenzie regionali per l'ambiente dimostrano".
La ricerca ha preso in esame anche la composizione del particolato atmosferico: composti carboniosi, solfato e nitrato sono i principali costituenti, con un contributo aggiuntivo derivante da polvere minerale (particelle del suolo) nell'Europa meridionale, mentre nell'Europa nord-occidentale si rileva una grossa componente dovuta al sale marino.
Fonte: Sandro Fuzzi, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, Bologna, tel. 051/6399559 , email s.fuzzi@isac.cnr.it -