Un palo al Polo
In Antartide, ricercatori dell’Issia-Cnr hanno recuperato il palo equipaggiato con strumentazione per il monitoraggio di dati ambientali, installato nel pack a inizio anno e da mesi alla deriva. Fornirà immagini inedite della vita in ambienti estremi
Un puntino blu e rosso in un’immensa distesa di neve e ghiaccio. Così appariva la sommità del palo per il monitoraggio continuo dei dati ambientali, ritrovato a quasi un anno dalla sua installazione, dopo mesi passati alla deriva, in Antartide, nei pressi della Stazione italiana 'Mario Zucchelli’.
Lo strumento è stato recuperato dai tecnici impegnati nella XXX spedizione italiana in Antartide, tuttora in corso. Era posizionato a 23 chilometri di distanza dalla sua posizione originale, intatto. “Lo abbiamo individuato nel corso della prima ricognizione aerea, dopo solo un’ora di volo: a volte la fortuna aiuta”, afferma Edoardo Spirandelli, dell’Istituto di sistemi intelligenti per l’automazione (Issia) del Cnr, autore del ritrovamento.
Equipaggiato con strumentazione avanzata per l’osservazione della superficie inferiore del ghiaccio marino durante l’inverno antartico, il palo è stato realizzato nell’ambito del progetto 'Pole’ (Towards persistent and autonomous monitoring and sampling of undersea ice), finanziato dal Programma nazionale per la ricerca in Antartide. Il progetto, cui partecipano le unità genovesi dell’Issia (coordinatore) e dell’Istituto per le scienze marine (Ismar), ha l’obiettivo di monitorare e registrare fenomeni di fondamentale importanza scientifica mai osservati prima, come il processo di formazione del 'platelet ice’ e la deposizione di uova del 'Silverfish antartico’, il pesciolino che svolge un ruolo chiave nell’ecosistema antartico.
A tal fine, lo strumento è stato dotato di un sistema avanzato per l’acquisizione di immagini, di una sonda multiparametrica per la misura delle condizioni ambientali e di un sistema di alimentazione che integra un set di batterie con un piccolo generatore eolico. L’installazione è avvenuta lo scorso febbraio in prossimità del ghiacciaio Aviator, in una zona in cui il ghiaccio ha successivamente iniziato a rompersi, portando 'Pole’ alla deriva.
“Nelle settimane successive al posizionamento, i rilevamenti satellitari avevano mostrato una significativa rottura del pack: temevamo che questa avrebbe potuto compromettere il funzionamento del sistema o causarne addirittura la perdita nell’oceano antartico”, evidenzia Gabriele Bruzzone dell’Issia-Cnr, responsabile del progetto. “Oltre alla gioia di aver ritrovato lo strumento, abbiamo verificato il suo ottimo 'stato di salute’. Il sistema di acquisizione e registrazione dei dati è interamente basato su microcontrollori che hanno consentito di ridurre al minimo i consumi energetici, permettendo al dispositivo di funzionare autonomamente per nove mesi”.
I dati raccolti sono adesso allo studio dei ricercatori genovesi: forniranno informazioni e immagini inedite di cosa si cela sotto i ghiacci dell’Antartide.